26
MANUELA SANNA
tafisica poetica dimostra che
«homo non intelligendo fit omnia
», quella
ragionata insegna che
«homo intelligendo fit omnia
»2.
La rappresentazione di una metafisica che procede
intelligendo
e di
una che, al contrario, cammina
non intelligendo
descrive con efficacia la
differenza di prospettiva tra il vedere l’oggetto e il trasformarsi nell’og­
getto e permette di analizzare il diverso approccio al tema dello statuto
della sensibilità tra la scolastica e Cartesio: il colore, come l’odore e gli
altri temi che Vico propone nel
De antiquissima
appartengono al sog­
getto o all’oggetto? L’errore su questo punto è errore metafisico, perché
scambiamo il modo in cui concepiamo le cose con le qualità stesse della
cosa e le attribuiamo alla
res extensa
3. Tutto il paragrafo III del
De anti­
quissima
, dedicato al concetto cartesiano di ‘primo vero’, rappresenta
una riflessione composita sulla differenza tra gli oggetti tematici propo­
sti dalla teoria vichiana e la posizione di dogmatici e scettici. E qui, e pre­
cisamente in questo capitolo del libro I dedicato al ‘primo vero’medita­
to da Descartes che Vico, nell’ambito di una discussione sul concetto di
verità, entra nel vivo della questione della necessità di elaborare un me­
todo atto a distinguere tra dubbio e falso. Quel che a Vico occorre di­
mostrare è che è impossibile che il falso ricada nel territorio del dubbio
e che persista incessantemente un sostrato di verità indubitabile.
La funzione propedeutica, ormai universalmente riconosciuta, del
Li­
ber metaphysicus
rispetto alle stesure della
Scienza nuova
(si pensi ai tan­
ti lavori di Stephan Otto, ma anche ai più recenti e altrettanto interes­
santi contributi su questo tema4) segna senz’altro il passaggio da un pen­
sare metafisico a una nuova ‘critica metafisica’ che sostituisca la moder­
na
ars inveniendi.
Quel che si verifica nel passaggio è il conferimento al­
la metafisica come
methodus
di un carattere evolutivo, di sviluppo, di
mutamento all’interno stesso del concetto di ‘essenza’, tenendo ferme
leggi eterne ed immutabili5. La caratteristica mobile dell’idea di metafi­
sica, riassunta nell’ossimoro peculiare di ‘storia ideale eterna’, non si ve­
de contrapposta alla categoria di storia o, come prevede la ricostruzione
crociana, confinata solo alla fase meno matura del pensiero vichiano, ma
formula piuttosto la sua pacificazione. La natura metafisica della ‘scien­
za nuova’è proprio la sua natura scientifica. Anche se la causa prima non
è più oggetto d ’indagine, nel senso che viene data per scontata e s’inda­
2 Id.,
De antiquissima Italorum sapientia,
in Id.,
Operefilosofiche,
a cura di P. Cristofoli-
ni, Firenze, 1971, p. 486; d’ora in poi
De ant.
3 Cfr. P. FABIANI,
La filosofia dell’immaginazione in Vico e Malebranche,
Firenze, 2002.
4 Cfr.
Studi sul
De antiquissima Italorum sapientia
di Vico,
a cura di G. Matteucci, Ma­
cerata, 2002.
5 Cfr.
P.
CRISTOFOLINI,
La metafora delfiume e la metafisica,
in
ibid.,
pp. 13-19.
1...,16,17,18,19,20,21,22,23,24,25 27,28,29,30,31,32,33,34,35,36,...402