LA METAFISICA COME QUESTIONE DI METODO
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ga piuttosto sulle cause seconde delle cose6.
Non si tratta più di dimostrare il trascendente né di mostrare la coin­
cidenza tra ente supremo e primo vero, ma di elaborare un metodo sto­
rico-filosofico che sia un’efficace risposta ai molteplici stratagemmi me­
todologici utilizzati dai filosofi. La storia delle umane idee è per Vico so­
lo una storia dei filosofi, di Epicuro e della sua spiegazione della realtà
a partire dai sensi, di Esopo e di Socrate e dell’uso dell’induzione, di Ari­
stotele e del suo sillogismo, di Zenone e del sorite, della proposta speri­
mentale di Bacone. Storia di prospettive metodologiche e di strumenti
adeguati a queste. La nuova ‘critica metafisica’ di Vico s’innesta qui, ed
è una proposta esclusiva della
Scienza nuova
, è una svolta progressiva di
quell’iniziale
ars inveniendi
che avvicina Vico alla riflessione di gran par­
te del galileismo europeo.
Dopo il
De ratione
e il
De antiquissima
il problema del metodo car­
tesiano pare oramai accantonato; la questione dell’instaurazione di una
ratio
, di una
methodus
scientifica non si manifesta più apertamente co­
me problema teorico, né come risposta al cartesianesimo. Il nome stes­
so di Cartesio sparisce nelle opere successive a quelle di questi anni. Di
fatto nel 1725 e nel 1730 non compare in quanto tema specifico, ma af­
fiora nella
Riprensione delle metafisiche di Renato Delle Carte, di Bene­
detto Spinosa e di Giovanni Locke
- capitolo stampato nel 1730, modifi­
cato nel 1731 e soppresso nel 1744 e sul quale mi sono di recente sof­
fermata7- come connesso fortemente al metodo ipotetico del pensare e
alla pluralità dei metodi del pensiero.
L’impianto metodologico - è stato spesso puntualizzato dalla critica
- della
Scienza nuova
è sottolineato dalla struttura che l’opera propone,
struttura di tipo enciclopedico-barocca solo all’apparenza, ma per que­
sto motivo riconosciuta organica dai contemporanei di Vico, che pure
ne condividevano la cultura di base8.
Lo stesso Vico definisce il metodo della sua
Scienza nuova
e la de­
scrive come un’opera che «ragiona con uno stretto metodo geometrico»;
queste parole vengono adoperate nell
'Idea dell’Opera
presente nell’edi­
zione 1730 e non riproposta nel 1744. Le differenze tra l’edizione del ’30
e del ’44 su questo tema della metafisica come metodo non sono minu­
zie filologiche, ma esprimono davvero un progresso della riflessione vi-
6 Cfr. M.
VANZULLI,
Caso e necessità in Vico,
in «Quaderni materialisti» I (2002), pp. 7-39.
7 M.
SANNA,
La ‘fantasia, che è l’occhio dell’ingegno’. La questione della verità e della sua
rappresentazione in Vico,
Napoli, 2001, pp. 89-126.
8 Cfr. A.
B
attistini
,
Note
a G. Vico,
Opere,
2 voli., a cura di A. Battistini, Milano, 1990,
voi. II, pp. 1474-1476.
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