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FEDERICO MASINI
cenventimila parole delle quali i chinesi compongono la loro lingua artico­
lata volgare6.
A differenza di quanto osservato da alcuni commentatori, qui Vico di­
mostra a mio avviso di aver colto, diversamente da alcuni suoi contempo­
ranei, il nesso che intercorreva e intercorre ancora oggi fra il cinese parla­
to - dotato di un ristretto numero di monosillabi - e la sua realizzazione
scritta sotto forma di logogrammi. Forse ancora una volta, ad una lettura
più attenta, Vico sembra assai meno ‘arcaico’ di quanto potrebbe sembra­
re, dimostrando invece, anche nel trattamento riservato alla lingua cinese,
di aver tentato di mettere a fuoco il nesso fra lingua parlata e lingua scrit­
ta, solo di recente compiutamente definito nella lezione saussurriana.
La centralità delle considerazioni linguistiche nel sistema di Vico - so­
lo di recente sottolineata con chiarezza7 - ci consente, limitatamente al­
la questione del concezione vichiana della Cina e della sua lingua, di col­
locare nel giusto ordine gli elementi del sistema. Per Vico le «trecento vo­
ci articolate» della lingua cinese non sono il
risultato
dell’antichità, an­
che se non «mostruosa» dei «chinesi», ma al contrario sono l’
indizio
del­
la antichità della lingua cinese e quindi della cultura di cui sono l ’e­
spressione, antichità che tuttavia - come si vedrà da presso - non può so­
pravanzare quella biblica.
Tale antichità non ha consentito tuttavia alla lingua cinese di subire
le opportune trasformazioni a causa della chiusura cui è stata sottoposta
la civiltà cinese, come lo furono egizi e caldei «non avendo per molte mi­
gliaia di anni avuto commerzio con altre nazioni dalle quali potesser es­
ser informati della vera antichità del mondo»8.
Le grandi scoperte geografiche del Cinquecento e Seicento avevano
costretto la cultura cristiana a fare i conti non solo con lingue aliene ma
anche, come nel caso della Cina, con tradizioni storiche che rischiavano
di mettere in crisi quanto si tramandava a partire dalle Sacre Scritture
relativamente alla cronologia biblica. La questione centrale di tale pro­
blematica era il diluvio che, avendo provocato la scomparsa di tutto il
genere umano con la sola eccezione di Noè, costituiva una sorta di ‘stroz­
zatura’, di
post-quem
, per qualunque altra cronologia che non volesse
contendere il primato a quella biblica.
6
Ibid.
, p. 866.
7 Sulle concezioni linguistiche di Vico si veda T. De
M
auro
,
Giambattista Vico: dalla re­
torica allo storicismo linguistico,
in Id.,
Idee e ricerche linguistiche nella cultura italiana,
Bolo­
gna, 1980, pp. 29-44 e l’ampia bibliografia indicata nelle note.
8 G. Vico,
Principi di scienza nuova,
cit., pp. 459-460.
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