VICO IN CINA E LA CINA IN VICO
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Relativamente alla Cina, in particolare il missionario tridentino Mar­
tino Martini, con la sua opera
Sinicae historiae decas prima
(Monaco
1658, Amsterdam 1659), presentando la prima e più dettagliata tratta­
zione della storia cinese, dalla sua più remota antichità fino all’anno ze­
ro dell’era cristiana, proponeva che il primo mitico imperatore cinese
fosse vissuto circa tremila anni prima di Cristo. Tuttavia il Martini sfu­
mava con queste parole la sua affermazione, che avrebbe, ciononostan­
te, provocato grande sensazione in Europa:
Unde parebit, annis ante vulgaremChristi epochamtermille admodumex­
stitisse
FOHIUM;
id quod e Sinicis historijs mihi promtum, ostendere. At enim
fides penes illas esto; ego in re tanti momenti esse arbiter nolim, qui cum his
Chronologorum nostrarum opinionem pugnare sciam, lapsum a Noètica elu­
vie tempus haud paullo arctiori spatio definientium. Tametsi nec Sinensiumvi­
detur usquequaque repudianda sententia. Favent ei ex EuropaChronologi non
omnino nulli; savent septuaginta interpretes, Samostatenus alij; nec Romanum
Martyrologium aut computatio Graecorum longe dissentiunt9.
Tale datazione contrastava con quella presentata da James Ussher, nei
suoi
Annales Veteris et Novi Testamenti
(Londra, 1650-1654), secondo
cui il diluvio andava collocato nell’anno 2349 a. C., e con altre, contro
cui si scagliava appunto Vico, come quella di John Marsham10; pertan­
to, delle due l’una, o la cronologia cinese era inesatta, oppure Noè non
era il progenitore dei cinesi: fatto questo che metteva a rischio l ’attendi­
bilità della Bibbia.
Difficile dire se Vico ebbe a contestare la ‘mostruosa antichità’ dei ci­
nesi per motivi puramente confessionali, o perché tale antichità non era
funzionale alla sua costruzione filosofica, tesa a contrastare le correnti
atee e libertine da un lato e dall’altro coloro che, anche all’interno della
Chiesa cattolica, erano rimasti affascinati dal pensiero filosofico e poli­
tico dei cinesi, come i gesuiti. Oppure se tale contestazione fosse detta­
ta non da considerazioni filosofiche o storiche, ma squisitamente lingui­
stiche, laddove una lingua così antiquata e primitiva non poteva essere
associata a tanta vantata antichità, poiché avrebbe avuto il tempo di su­
bire le necessarie trasformazioni: dal monosillabismo al polisillabismo,
dal sistema ideografico al sistema alfabetico.
9 M . M
artini
,
Sinicae historiae decasprima, res a gentis origine ad Christum natum in ex­
trema Asia, sive magno Sinarum imperio gestas complexa,
Monachi, 1658,
Liber primus,
p. 3.
Una versione italiana annotata del testo latino, è in corso di pubblicazione a cura di F. Masi­
ni, come IV volume dell
'Opera omnia
di Martini. I primi tre volumi (Trento, 1998-2002) so­
no stati curati da G. Bertuccioli.
10 J.
M
arsham
,
Chronicus canon Aegyptiacus Ebraicus Graecus,
Londinii,
1672.
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