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MANUELA SANNA
chiana molto vivace e incisivo. Vico dunque avvisa il lettore che si ac
cinge a quest’avventura ricordandogli che questa scienza
ragiona con uno stretto
metodo geometrico,
con cui da
vero
passa ad im
mediato
vero;
e così vi fa le sue conchiusioni. Laonde ti è bisogno di aver fat
to l’
abito
del
ragionar geometricamente;
e perciò non aprire a sorte questi li
bri, per leggerli, né per salti, ma continovarne la
lezione da capo a’piedi:
e
dei attendere, se le
premesse
sieno
vere,
e
ben’ordinate,
e non
meravigliarti,
se quasi tutte le
conchiusioni
n’escano
maravigliose-,
lo che sovente avviene
in essa
Geometria
, come quella per esempio delle due linee, che tra loro in
infinito sempre s’accostano, e non mai si toccano; perché la
conseguenza
è
turbata dalla
fantasia;
ma le
premesse
s’attennero alla pura
ragion astratta
9.
In questa sorta di ‘Avvertimento al Leggitore’, Vico avvisa dunque
che la sua scienza procede
more geometrico,
metodo grazie al quale si
passa da una verità all’altra, arrivando così a delle conclusioni anch’esse
vere. In questo concetto di scienza, quel che a Vico interessa è l’elemen
to comune, la ‘natura comune’, l’elemento generale che permette l’esi
stenza di una scienza; scienza che richiede e necessita di un «abito del
ragionar geometricamente».
Quel che si può anche leggere dietro questo bel brano è un preceden
te adagio della prima
Orazione inaugurale,
nella quale Vico sintetizza così
il passaggio: «La natura ci ha creati per la verità, l’ingegno ci guida, la me
raviglia ci fa fermare»10:
veritas, ingenium, admiratio
sono le caratteristi
che peculiari della natura umana. Brano che, ancora, sintetizza come il ce
lebre
topos
della Meraviglia funzioni come apertura alla scienza, ma anche
come effetto finale e non solo, ma come si produca anche in un ambito,
come quello geometrico, dove dovrebbe essere del tutto bandita.
«E non meravigliarti» dice Vico «se le conchiusioni escono maraviglio
se»: quale gioco migliore sul doppio senso dell
’admiration
cartesiana: me
raviglia come stupore - sulla scia di Longino - e meraviglia aristotelica che
partorisce la filosofia, così come per Vico invece genera scienza, cioè sco
perta delle cause. La meraviglia produce quello stesso senso di smarrimen
to che ci genera la geometria, le cui premesse nascono da ragione astratta,
ma le cui conseguenze sono stravolte dall’esercizio della fantasia.
E questo processo genericamente geometrico da intendersi come
con
catenatio caussarum
è un procedimento che deve essere assimilato da chi
si presta a partecipare della descrizione di questa nuova ‘scienza critica’.
9
Sn30,
p. 58.
10 Id.,
Orazioni inaugurali I-VI,
a cura di G. G. Visconti, Bologna,
Orazione I, Origene I,
1982, p. 91.