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FEDERICOMASINI
Un altro studioso, sebbene di origine coreana, sembra trovare un nes­
so fra Vico e la Cina. Hwa Yol-Jung, sostenitore della fenomenologia esi­
stenzialista, e assertore dell’utilità del principio della conversione del ve­
ro col fatto
(verum/factum)
per cogliere la differenza ontologica fra il
mondo umano ed il mondo naturale, tenta una operazione di sintesi fra
la tradizione cinese ed alcune concettualizzazioni vichiane, usando M.
Foucault per argomentare come nella lingua cinese, ed in particolare nel­
la calligrafia, si fondano estetica e linguaggio33. Jung, criticando coloro
che hanno voluto avvicinare le teorizzazioni del linguaggio di N. Chom­
sky a Vico, ha introdotto il concetto di ‘sinismo’, per indicare come il lin­
guaggio scritto cinese sotto forma di caratteri sia in grado di veicolare un
concetto, ossia la «trasmissione poligrafica di un suono monotono»34.
Appare curioso che quello stesso Vico che aveva così severamente
stigmatizzato la lingua cinese per la sua presunta essenzialità, sia diven­
tato oggi invece il campione di una teoria che sembra intravedere, vi-
chianamente, negli ideogrammi cinesi una fusione fra linguaggio ed
espressione simbolica, pregna di sensi storici, espressione di una filoso­
fia civile.
In un’epoca dominata dal razionalismo cartesiano, Vico, lungi dal so­
stenere una visione razionalistica delle lingue, considerava le lingue il na­
turale prodotto della storia, il frutto di un processo convenzionalista; per­
tanto, considerata la supposta semplicità fonologica della lingua cinese,
Vico vedeva in essa un esempio di arcaicità, un attardarsi di forme lin­
guistiche ancora in attesa di procedere verso fasi storiche di maggiore
maturazione. Oggi invece alcuni critici, prendendo le mosse dalla visio­
ne più articolata e complessa che Vico ha delle lingue in generale, indi­
viduano non nella lingua orale cinese ma in quella scritta un esempio di
quella iconicità cui si riferiva Vico35. Egli pertanto sembra divenire in­
terprete di se stesso, consentendo così un singolare cortocircuito fra in­
terpretazioni vichiane della Cina e cinesi di Vico.
li, chuangzaowu: Weike de renshilunjiexi [Verità e creato: Analisi delle gnoseologia di Vico
], in
«Yunyang shigaodeng zhuanke xuexiao» XXII
(2002) 5, pp. 32-34; L
ei
W
ufeng
,
Weikeyanjiu
zongshujiqifansi {Presentazione e riflessioni sugli studi vichiani\,
in «Jianning xueyuan xue-
bao» XXIII
(2003) 2, pp.
8-11.
33 H w a Y o lJ u n g ,
The Anatomy ofLanguage: Vico, Joyce, and
Etymosinology, in «Rivi­
sta di Studi Italiani» (Toronto), IV-V (1986-1987) 1-2, pp. 29-46, recensito in questo «Bollet­
tino» XX (1990), pp. 270-271;
I
d
.,
On Danesi's «Vico and Chomsky»,
in «New Vico Studies»
IX (1991), pp. 142-146;
I
d
.,
Rethinking Politicai Theory: Essays in Phenomenology and thè
Study ofPolitics,
Athens, 1993, recensito da G. R.Johnson, in «New Vico Studies» XVI (1998),
pp. 125-127.
34 Recensito in questo «Bollettino» XX (1990), p. 270.
35 Vedi De
M
auro
,
op. cit.
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