286
RECENSIONI
tegia critico-filologica, interessata a mostrare l’evoluzione interna dell’opera, a
raccogliere, riordinandoli, tutti i «materiali d’autore» nei differenti strati e mo
menti del loro autonomo divenire; si tratta perciò di un documento prezioso,
unico nel suo genere, del travaglio dell’autore che consente al lettore di segui
re pagina dopo pagina il suo incessante lavoro di revisione e integrazione del te
sto con tutte le caratteristiche grafico-linguistiche del suo
usus scribendi.
Le rinnovate indagini sulla storia e la fortuna dell’opera di Vico hanno mi
surato la definitiva distanza dagli interventi di Fausto Nicolini, l’infaticabile edi
tore di inizio secolo, benemerito per aver illuminato il processo di formazione
della
Scienza nuova
, ma ansioso di concepirlo come passaggio ascendente e sem
premigliorativo dalla prima all’ultima edizione (cfr.
Avvertenza,
p. XXVII). Del
la complessa «fabbrica» dell’opera egli offrì un’immagine affatto coerente, pri
va di interna articolazione, selezionando - com’è noto - il vastissimo materiale
manoscritto utilizzato in base all’arbitraria scelta interpretativa di privilegiare il
testo definitivo del 1744. Così, l’edizione a stampa del 1730 è stata di fatto emar
ginata dal
corpus
degli scritti, resa quasi inconsultabile nell’apparato di note al
la
Scienza nuova
del 1744 (p. XXVIII). Alla revisione di questa impostazione ha
contribuito la più aggiornata messa in discussione dell’interpretazione neoi
dealistica sottesa alle proposte della ‘filologia’ nicoliniana. La stessa ricerca ana
litica delle fonti del pensiero vichiano, quale via d’accesso ad una sua vera e pro
pria storicizzazione, si è tradotta, in sede ecdotica, nell’esigenza di comprende
re l’intenzionalità teorica del filosofo alla luce del complesso divenire delle sue
opere. Tutte le «correzioni» e le «aggiunte» di Nicolini al contenuto, al lessico,
alla grafia e alla punteggiatura del testo, spesso attribuite ingenerosamente
all’«oscurità» di Vico, sono state storicamente discusse nelle loro specifiche ca
ratteristiche e in funzione dell’esigenza, non solo tecnica, di un più immediato
contatto con la voce autentica del classico esaminato in sé e per sé. In fondo,
anche la presa di distanza dalle finalità dell’edizione laterziana ha confermato il
carattere di storicità di ogni lettura e indagine storiografica che alimenta un’e
dizione criticamente perseguita.
Tra la
Scienza nuova Prima
del 1725 e quella del 1744 non c’è solo l’edizione
«impressa» nel 1730; ci sono aggiunte, correzioni e postille marginali dall’autore
introdotte e successivamente corrette. La versione a stampa perde i caratteri di
perfezione e unicità, perché a imporsi sono la ricerca e lo studio dell’interferenza
dei diversi strati di composizione. Il testo, quasi tolto dalle mani dell’autore, of
fre al lavoro (in corso) di edizione critica i contributi di distinte fasi di scrittura
dell’opera e della sua costruzione da cui emerge, altresì, la continuità di una ri
flessione, illuminata finanche nelle confusioni lessicali e nelle incertezze filologi
che del filosofo, nell’originalemetodo di lavoro e nel
maremagnum
della sua
scien
za.
Nel volume in esame a tutto ciò rispondono anche l’inserimento di una «Cro
nologia» (pp. 1-8), di una «Vita e Opere» (pp. 9-15), di una «Bibliografia» (pp.
17-22) e di un’antologia della «Critica» (con testi di Croce, Nicolini, Gentile, Ca
pograssi, Amerio, Fubini, Paci, Betti, Lowith, Corsano, Giarrizzo, Auerbach, Pa
gliaro, Piovani, Berlin, Rossi, Badaloni, Otto e Trabant, pp. 23-173); pagine, que-