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RECENSIONI
tegia critico-filologica, interessata a mostrare l’evoluzione interna dell’opera, a
raccogliere, riordinandoli, tutti i «materiali d’autore» nei differenti strati e mo­
menti del loro autonomo divenire; si tratta perciò di un documento prezioso,
unico nel suo genere, del travaglio dell’autore che consente al lettore di segui­
re pagina dopo pagina il suo incessante lavoro di revisione e integrazione del te­
sto con tutte le caratteristiche grafico-linguistiche del suo
usus scribendi.
Le rinnovate indagini sulla storia e la fortuna dell’opera di Vico hanno mi­
surato la definitiva distanza dagli interventi di Fausto Nicolini, l’infaticabile edi­
tore di inizio secolo, benemerito per aver illuminato il processo di formazione
della
Scienza nuova
, ma ansioso di concepirlo come passaggio ascendente e sem­
premigliorativo dalla prima all’ultima edizione (cfr.
Avvertenza,
p. XXVII). Del­
la complessa «fabbrica» dell’opera egli offrì un’immagine affatto coerente, pri­
va di interna articolazione, selezionando - com’è noto - il vastissimo materiale
manoscritto utilizzato in base all’arbitraria scelta interpretativa di privilegiare il
testo definitivo del 1744. Così, l’edizione a stampa del 1730 è stata di fatto emar­
ginata dal
corpus
degli scritti, resa quasi inconsultabile nell’apparato di note al­
la
Scienza nuova
del 1744 (p. XXVIII). Alla revisione di questa impostazione ha
contribuito la più aggiornata messa in discussione dell’interpretazione neoi­
dealistica sottesa alle proposte della ‘filologia’ nicoliniana. La stessa ricerca ana­
litica delle fonti del pensiero vichiano, quale via d’accesso ad una sua vera e pro­
pria storicizzazione, si è tradotta, in sede ecdotica, nell’esigenza di comprende­
re l’intenzionalità teorica del filosofo alla luce del complesso divenire delle sue
opere. Tutte le «correzioni» e le «aggiunte» di Nicolini al contenuto, al lessico,
alla grafia e alla punteggiatura del testo, spesso attribuite ingenerosamente
all’«oscurità» di Vico, sono state storicamente discusse nelle loro specifiche ca­
ratteristiche e in funzione dell’esigenza, non solo tecnica, di un più immediato
contatto con la voce autentica del classico esaminato in sé e per sé. In fondo,
anche la presa di distanza dalle finalità dell’edizione laterziana ha confermato il
carattere di storicità di ogni lettura e indagine storiografica che alimenta un’e­
dizione criticamente perseguita.
Tra la
Scienza nuova Prima
del 1725 e quella del 1744 non c’è solo l’edizione
«impressa» nel 1730; ci sono aggiunte, correzioni e postille marginali dall’autore
introdotte e successivamente corrette. La versione a stampa perde i caratteri di
perfezione e unicità, perché a imporsi sono la ricerca e lo studio dell’interferenza
dei diversi strati di composizione. Il testo, quasi tolto dalle mani dell’autore, of­
fre al lavoro (in corso) di edizione critica i contributi di distinte fasi di scrittura
dell’opera e della sua costruzione da cui emerge, altresì, la continuità di una ri­
flessione, illuminata finanche nelle confusioni lessicali e nelle incertezze filologi­
che del filosofo, nell’originalemetodo di lavoro e nel
maremagnum
della sua
scien­
za.
Nel volume in esame a tutto ciò rispondono anche l’inserimento di una «Cro­
nologia» (pp. 1-8), di una «Vita e Opere» (pp. 9-15), di una «Bibliografia» (pp.
17-22) e di un’antologia della «Critica» (con testi di Croce, Nicolini, Gentile, Ca­
pograssi, Amerio, Fubini, Paci, Betti, Lowith, Corsano, Giarrizzo, Auerbach, Pa­
gliaro, Piovani, Berlin, Rossi, Badaloni, Otto e Trabant, pp. 23-173); pagine, que-
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