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RECENSIONI
di intenso confronto, che corrisponde agli anni in cui ha diretto il Centro di Stu
di Vichiani del CNR, seguito però ad anni nei quali la filosofia di Vico sempre
era stata sullo sfondo del suo lavoro filosofico, la ricostruzione che Cacciatore
ci ha proposto del pensiero di Vico ci fa incontrare di nuovo le questioni che
nella seconda metà del Secolo appena trascorso hanno occupato l’interesse de
gli studiosi tedeschi di Vico filosoficamente più impegnati: l’ermeneutica, il sen
so comune, la filosofia pratica, il rapporto tra fatticità, tempo, ragione, il lin
guaggio, la sematologia e la poesia. I
nodi
vichiani intorno ai quali la ricerca te
desca, ma non solo tedesca, si è mossa, vengono tutti
sciolti
e
riannodati
da Cac
ciatore a partire dall’interesse filosofico che ha motivato fin dall’inizio il suo la
voro, e cioè quello di elaborare
dopo la metafisica
un nuovo concetto di stori
cità attraverso il quale l’individualità concreta potesse venir pensata come cen
tro di un mondo di complesse e articolate connessioni di senso. Un interesse an-
ch’esso sorto originariamente nel confronto di Cacciatore con la filosofia tede
sca del primo Novecento, e in particolare con Dilthey, ma poi cresciuto e ma
turato nel rapporto filosofico intenso con quel suo maestro napoletano, Pietro
Piovani, la cui filosofia è tanto strettamente imparentata a quella di Vico da po
ter essere ricostruita bene come una rilettura novecentesca della più matura fi
losofia vichiana.
Il volume su cui qui si riflette è diviso in sei capitoli ai quali Cacciatore pre
mette una densa
Einleitung
(pp. 21-43) che è consigliabile leggere con atten
zione, sia perché permette di comprendere il contesto del dibattito storiogra
fico all’interno del quale Cacciatore interviene con la sua interpretazione di Vi
co, sia perché ci dice in anticipo le questioni filosofiche con le quali principal
mente il volume si confronta. Nella prima parte dell’
Introduzione,
Cacciatore
segue le tracce della presenza del pensiero di Vico in Germania e disegna un
quadro sintetico di quella molteplicità di ricerche con le quali ritiene rilevan
te instaurare un confronto sia storiograficamente che filosoficamente. Ma è nel
la seconda parte che, riflettendo sul significato filosofico ancora attuale del pen
siero di Vico, Cacciatore ci dà notizia più specificamente delle questioni filo
sofiche intorno alle quali il libro è cresciuto.
La crisi e la trasformazione deimo
delli di razionalità e normatività nella scienza e nella politica, nell’etica e nella
storia
(p. 33) vengono individuate da Cacciatore come il terreno sul quale ne
gli ultimi vent’anni è nato e cresciuto un rinnovato interesse per la filosofia di
Vico, un interesse che ha cercato nel pensiero del filosofo napoletano risposte
diverse da quelle fornite da una modernità i cui canoni di razionalità e norma
tività sono stati evidentemente definiti senza tener conto del pensiero di Vico.
E così una forma di razionalità imparentata con la categoria del
probabile,
piut
tosto che con quella della
necessità
, e, contemporaneamente, un concetto di
normatività collegato al
tempo
e allo
spazio,
piuttosto che
immune
rispetto al
la concretezza dello spazio e alle trasformazioni del tempo, ad attrarre la ri
flessione contemporanea - sia nell’ambito della gnoseologia che in quello del
l’etica - e a indurla ad una attenzione soprattutto filosofica e non solo filolo-
gico-storiografica per Vico. Se il
probabile
viene messo in gioco in luogo della