RECENSIONI
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necessità
e se il tempo e lo spazio
concreti
e
non assoluti
di nuovo oggi interes­
sano dopo Kant per definire un concetto di razionalità e di norma praticabile,
la sfida con la quale misurarsi con gli strumenti offerti dalla filosofia di Vico è
quella che attraversa la migliore riflessione teorica e politica tardo novecente­
sca, una sfida che consiste nell’elaborare un modello di razionalità e di norma
che avanza la pretesa di essere riconosciuto al contempo come prospettico ed
insieme come valido.
Questo interesse, che Cacciatore condivide con un largo settore della rifles­
sione filosofica contemporanea, è praticato però nella prospettiva dello storici­
smo, di una posizione filosofica cioè che gli ultimi decenni del Novecento sem­
brano aver decretato come estremamente inattuale perché ancora pensata o co­
me contaminata con la metafisica o come inficiata da un inguaribile conserva­
torismo o, ancora, contrassegnata da un relativismo del già dato. Cacciatore de­
clina invece uno storicismo reso idoneo a rispondere alle sfide teoriche più at­
tuali e, in particolare, a quella che concerne la definizione del rapporto dell’in­
dividualità concreta e della norma valida o, che è lo stesso, a quella che con­
cerne la definizione di una forma di razionalità e di normatività non relativisti-
che a partire dal punto di vista dell’individualità concreta.
Con
e
attraverso
Vi­
co è, così, uno storicismo con una forte valenza etica e non conservatore quel­
lo a cui Cacciatore ci fa accedere, uno storicismo nel quale l’origine quasi
be­
stiale
della razionalità e della norma
humane
non ne inficiano il valore
provvi­
denzialmente
intraumano, legato alla capacità di una razionalità e di una nor­
ma, costituite a partire dalla prospettiva dell’individualità concreta, di divenire
senso comunemente praticato. Ma su ciò tornerò ancora più avanti.
Ricostruire in tutta la loro complessità i problemi dell’esegesi vichiana af­
frontati dal lavoro di Cacciatore su Vico, tenendo conto fino in fondo dell’arti­
colato quadro storiografico e filosofico all’interno del quale essi sono stati af­
frontati, non è qui possibile. Mi concentrerò piuttosto su due importanti linee
teoriche intorno alle quali il libro si sviluppa, quella della politicità della filoso­
fia di Vico e dei caratteri di tale politicità legati alla centralità della tematica del
senso comune e della filosofia pratica e quella della narrazione legata invece al­
l’attualissimo problema del linguaggio e della poesia. E infatti nella trattazione
di tali questioni, prima di tutto filosofiche, che la ricerca di Cacciatore si fa dav­
vero autonoma, giungendo ad esiti il cui merito è
anche,
ma non solo, di aver
saputo coniugare in modo originale e creativo i metodi e gli esiti della migliore
ricerca storiografica e filosofica tedesca con quelli degli studi italiani, e di aver
saputo contaminarsi sapientemente con il dibattito angloamericano, francese e
ispanoamericano.
L’interesse per il difficile e controverso problema del nesso fra
metafisica del­
la mente
e
fatticità,
che viene fatto oggetto di analisi nel primo capitolo del li­
bro («Die Geschichte als Philosophisches Problem. Metaphysik, Zeit, Wahrheit
und Faktizitat», pp. 43-67) e in parte nel secondo («Vicos Hermeneutik zwi-
schen Philosophie und Philosophie», pp. 67-109), percorre trasversalmente tut­
to il lavoro. La soluzione che della questione viene proposta da Cacciatore oscil-
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