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RECENSIONI
ma, e da Martha Nussbaum, dopo, sono serviti ad articolare forme di riflessione
etica non
deboli
ma certo più
fragili
rispetto a quelle che contavano invece su una
fondazionemetafisica o su un riferimento ad un concetto
puro
di ragione che met­
te da parte il punto di vista sempre empirico dell’individualità concreta. La fragi­
lità di tali forme di riflessione etica è infatti strettamente connessa al fatto che es­
se non rinunciano a prendere le mosse dalla posizione prospettica dell’individua­
lità concreta che in quanto tale cerca però criteri
validi
per pensare ed agire.
Lo storicismo pensato da Cacciatore - anche attraverso Vico - si trova a suo
agio con tali forme di riflessione a rischio di ricaduta in una sempre incomben­
te e mai definitivamente superabile
humana
possibilità di imbarbarimento - e
imbarbarimento lo ricordiamo significa ricaduta in una prassi priva di relazio­
ne con il proprio passato e con gli altri e dunque in un agire che è casuale erra­
re di singoli senza coscienza e meta e senza un mondo. È uno storicismo che ha
saputo tener conto e assimilare gli esiti di quell’ampio e innovativo settore di ri­
cerca filologico e filosofico su Vico che ha posto il linguaggio poetico al centro
di una interpretazione del filosofo napoletano profondamente innovativa, di una
interpretazione che in Germania ha visto collocare Vico all’origine della semio­
tica contemporanea e in Italia ha avuto nell’ambito di un’estetica, intesa come
filosofia complessa della sensibilità, i suoi migliori e creativi eredi. Ma è stata
proprio la capacità di Cacciatore di assimilare nel suo storicismo etico il Vico
della sapienza poetica - linguaggio prima di tutto e metafisica - a permettergli
di proporre oggi alla discussione filosofica uno storicismo sicuramente non con­
servatore. Nello storicismo di Cacciatore infatti il ricordo del passato invece che
legare l’azione di ogni concreto individuo al vincolo di ripetere ciò che già è av­
venuto, individua il rapporto positivo fra
poesia
e
storia
come il carattere più
proprio della prassi degli
humani
, individua cioè come compito di ogni concreta
individualità, compito a cui non si può derogare perché dimenticando di assol­
verlo si ricade nell’irrelata condizione dei corpulenti bestioni erranti nella selva
e privi di un mondo comune, quello di trasformare sempre di nuovo la selva in
un
mondo humano
narrando fantasticamente storie sensibili e
vere.
V
anna
G
essa
K
urotschka
Recherches sur la pensée de Vico,
a cura di P. Girard e O. Remaud, Paris, El­
lipses, 2003, pp. 120.
L’interesse principale di questo volume, che raccoglie gli atti del colloquio
svoltosi a Tours nel novembre 1995, è il confronto tra alcuni studiosi che con i
loro contributi illustrano l’attuale stato delle ricerche su Vico in Italia, Germa­
nia, Spagna e Francia.
I
primi due saggi presentano una complementarietà significativa per illu­
strare il corso degli studi vichiani in Italia, caratterizzato tanto da proposte teo-
1...,284,285,286,287,288,289,290,291,292,293 295,296,297,298,299,300,301,302,303,304,...402