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RECENSIONI
la censura. In realtà, Vico si rappresenta una repubblica la cui solidità si fonda
sull’omogeneità etnica, linguistica e religiosa, ancorata a una comune origine,
ed è per questo che «les horizons inexplorés de la modernité hollandaise s’ou-
vrent, avec les nouvelles libertés individuelles, les échanges maritimes et océa-
niques, les nouvelles fortune et le nouvelles incertitudes» (p. 14).
Come si è detto, l’approccio complementare a quello speculativo riflette sul
percorso compositivo dei testi, nello specifico convincimento che lo studio del
pensiero vichiano non possa approfondirsi se non ricostruendo, attraverso un’
analisi rigorosamente filologica, la storia che è alla base di ogni opera. Come
scrive Manuela Sanna (
Lédition critique des oeuvres de Giambattista Vico
, pp.
15-33): «J’ai confiance dans la familiarité qu’un chercheur en philosophie doit
toujours avoir avec le texte qu’il se propose d’aborder, ainsi qu’avec les problè-
mes que le texte offre en tant que texte à celui qui s’apprète à le sonder en pro-
posant une réflexion philosophique qui respecte sa spécificité philologique,
conscient en cela que tous les problèmes philologiques sont essentiellement des
problèmes historiques» (p. 15). In effetti, l’impresa di pubblicare l’Edizione Cri­
tica delle opere di Vico da parte del Centro di Studi Vichiani, ora sezione na­
poletana dell’istituto per la Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico moder­
no, mette fine a una lunga stagione di alta diffusione ma di limitata correttezza
testuale; ma ciò risponde a un’ esigenza che ogni studioso che ha fatto propria
la
renaissance
vichiana dopo il fatidico anno 1968, l’anno del tricentenario del­
la nascita di Vico, ha assunto come imprescindibile, e i cui frutti sono andati
ben al di là delle aspettative, al punto di coinvolgere paesi e aree culturali tra­
dizionalmente diffidenti verso il recupero filologico. D’altra parte, gli stessi pro­
getti di lavoro di Edizione Critica indicati del saggio della Sanna, che ricordia­
mo, è del 1995, hanno avuto ulteriori realizzazioni (basti pensare alla pubblica­
zione dell’edizione della
Scienza nuova
del 1730, curata da Paolo Cristofolini e
dalla stessa Sanna), attestando l’incisività di un passato che trova impellente spa­
zio e voce nel presente (e che peraltro, significativamente, le pubblicazioni de­
gli atti di convegni, nei loro ritardi editoriali, mostrano di non tenere il passo).
I
contributi tedeschi al volume si volgono invece, dichiaratamente, ad un ap­
proccio teoretico e alla volontà di penetrare il testo oltre la scrittura; Stephan Ot­
to ('
Sciencepositive’ ou ‘Théorie de la Science ? Réflections sur la valeur et sur la
condition de validité desprincipes de la
Scienza nuova, pp. 35-51) sostiene, nello
specifico, la «possibilité de déchiffrage, non seulement du texte écrit mais aussi,
au-delà, de la pensée intime de Vico, qui n’est peut-ètre pas visible directement
dans la seule écriture de la
Scienza nuova»
(p. 35). Analizzando la celebre degnità
LXIV («L’ordine dell’idee dee procedere secondo l’ordine delle cose»), FA. ri­
costruisce l’ operazione vichiana di coniugare lordine conoscitivo e quello dei fat­
ti mediante una definizione di princìpi in grado di fondare una nuova scienza. In
questo progetto, osserva Otto, la
Scienza nuova
«se place en position de contra­
ste autant de continuation, mème si c’est d’une faqon critique, vis-à-vis des grands
projects philosophico-scientiphiques apparus au XVIIe siècle» (p. 39); non tut-
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