RECENSIONI
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tavia nel senso della paludata riproposizione del Vico «antimoderno», ma in quan­
to, a differenza di Vico, «les grands acteurs des constructions scientifiques du
XVIIe siècle» (cioè i vari Galilei, Arnauld e Cartesio) «ne réussirent pas à créer
une contextualité convaincante de chaque science spéciale et de la philosophie
qui ne fasse pas violence à chacun des domaines du savoir humain» (pp. 41-42).
In particolare, mentre la
mathesis
universale cartesiana riduceva la complessità del
pensiero a figure che rispondessero al principio di evidenza, la
Scienza nuova
si
presenta come scienza di materie ‘complesse’ e soprattutto, non esclusivamente
‘estese’ nel senso della scienza cartesiana. E così per la religione, i matrimoni e le
sepolture, che «sont historiquements ‘faits’, et donc aussi ‘historiquement vrais’»
(p. 44); d’altra parte, questi princìpi «di conservazione», a loro volta «nécessitent
l’emploi d’une raison qui les fonde tant dans T'ordre des choses’ que dans P‘or-
dre des idées’»
(ivi).
Si tratta cioè di princìpi che assurgono a validità generale e
che hanno una «doublé ambition épistémologique», rinviando a «une théorie d’é-
tat supérieur, par la quelle ils sont conditionés et dans la quelle se trouve le fon-
dement de leur validité [...] Les trois principes de Vico peuvent donc ètre défi-
nis, en mème temps, comme constructifs dans une théorie positive et rendus pos-
sibles par une théorie d’état supérieur» (p. 45). Si tratta cioè di contemplare la
«materia» della scienza stessa - intesa nel senso della continua dinamicità -, in un
ordine superiore che conferisca validità alle asserzioni scientifiche basate sui tre
princìpi di conservazione. Il metodo cheVico propone consiste dunque nella con­
testualizzazione di scienza e metafisica, dunque degli asserti filosofici e di quelli
filologici, dell’ordine delle idee e di quello delle cose, riconoscendosi in una me­
tafisica che trae le sue «prove» nelle modificazioni della mente, dove sono posti i
principi del «mondo delle nazioni»; «et il est important qu’il fonde ses propres
assertions théoriques ‘positives’ sur des principes déduits de cette métaphysique
en tant que théorie de degré superieur» (p. 47). Da una parte dunque il mondo
creato si riflette nella mente dell’uomo modificando la stessa mente e i suoi pen­
sieri; dall’altra, la mente, secondo il § 345 della
Sn44,
riflette «nella serie de’ pos­
sibili la quale ci è permesso d’intendere», anche «altre cagioni di quelle ond’e-
scono gli effetti di questo mondo civile». In questo senso, Otto sottolinea come 0
fine vichiano sia, «à travers la ‘fonction’ du concept modal de possibilité, de met-
tre en connexion idealité et factualité, c’est à dire l’ordre des idées et celui des
choses» (pp. 48-49), dunque una « ‘théorie positive combinante’ con una ‘théorie
supérieure réfléchissant’ les ‘modifications’ de l’esprit humain et les ‘raisons pos-
sibles’ des choses», realizzando la definizione di scienza proposta nel
De anti­
quissima
come «conoscenza di modalità». La convertibilità del vero e del fatto si
realizza dunque pienamente nella continuità tra il
Lyber
metaphysicus e la
Scien­
za nuova-,
e Otto non manca di sottolineare, in forza di una riflessione che da an­
ni porta avanti su Vico, come tale convertibilità risponda ad un fondamento «tra­
scendentale», non nel senso kantiano o medievale, ma in quanto «soutenant tout
discours philosophique et scientifique» (p. 40).
Jurgen Trabant, nel suo scritto su
ha sématologie de Vico
(pp. 53-66) riflette
sul tema del linguaggio in Vico sottolineandone il ruolo essenziale di collega-
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