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MANUELA SANNA
divina. In pratica, lo stesso procedimento adoperato da tutta la modernità
per sondare il rapporto finito-infinito e il rapporto delle idee fra di loro. Per
portare correttamente a termine l’operazione si rende necessario un pro
cedimento che distingua
Yintelligere
dal
cogitare
: ed è per questo che, non
a caso, il Vico più vicino a Leibniz è proprio quello del
De antiquissima.
E
la metafisica a occuparsi dell’infinito, mentre la fisica si concentra sul fini
to. E per Vico si rivela assai conveniente distinguere in maniera netta e sen
za ombra di equivoco il piano fisico da quello metafisico, e non tanto per
distinguere un piano del
facere
umano da quello del
facere
divino, quanto
per far passare il rifiuto di una prospettiva metafisica di tipo aristotelico. La
differenziazione tra il piano dell’azione umana e quello della creazione di
vina non costituiscono, ci sembra, il tratto più originale e caratteristico del
la nuova scienza vichiana: basti pensare alla tradizione cusaniana, alla di
stinzione cioè proposta da Cusano tra mente divina, che produce le cose, e
mente umana, che dà luogo alle nozioni delle cose. Dio crea gli enti e l’uo
mo concepisce le nozioni; la grossa differenza che Cusano individua tra
mente divina e mente umana si esplicita nella distinzione tra ‘fare’e ‘vede
re’, tra una forza entificativa e una forza assimilativa. Attraverso Vico par
la certamente anche una forte tradizione umanistico-rinascimentale su que
sti temi. E questo ambito, più di ogni altro, accomuna Vico a tutta la ri
flessione moderna, con una particolare concessione a Leibniz e alla strut
tura della conoscenza da questi elaborata. La novità delTarte critica’ della
Scienza nuova
è di aver fatto perno su questa distinzione di piani per ela
borare una teoria della conoscenza fondata su un equilibrio tra le varie fa
coltà che sovrintendono gli atti cognitivi. La distinzione fisico/metafisico
nasce dalla constatazione che tra sensibilità e realtà dei corpi vi è un limite
profondo e per conoscere la verità bisogna seguire una strada diversa da
quella dei sensi: è un prendere posizione a fianco del pensiero razionalista.
La mente umana è finita e formata, non può perciò aver intelligenza del
le cose indefinite ed informi; tuttavia può pensarle [...]. Il nostro stesso mo
do di pensare ci dimostra che gli oggetti del pensiero sono indeterminati ed
illimitati. Per ciò stesso il conoscere distintamente è piuttosto un difetto che
una virtù del pensiero umano, poiché questo tipo di conoscenza è parziale
non potendo estendersi oltre i naturali limiti delle cose15.
La conoscenza indefinita è quella che meglio si addice all’essere in
quanto uomo, che prova dolore ma non riconosce la forma del dolore,
non riconosce i confini del malessere dell’anima.
15
Ibid.,
p. 94.