RECENSIONI
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ternanza tra assiomi logico-metafisici e «narrazioni» in grado di restituire la com­
plessità dell’esistenza umana mancata dalla «precisione matematica del ragiona­
mento». E di qui, del pari, la necessità per il lettore di una «ricomposizione/riap-
propriazione» (p. 163) dell’intera dinamica dimostrativo-rivelativa. Lo stesso
fondamento retorico nell’analogia vale anche per la dimostrazione della pro­
gressione naturale della storia del mondo civile (nella quale, dice Luglio, s’in­
scrive necessariamente anche «il processo parabolico» della decadenza, teso a
«mettere in evidenza al tempo stesso la grandezza e la debolezza della natura
umana», p. 166). Ciò tanto lungo l’asse sincronico della logica dell’ordine, nei
termini di quella che Luglio chiama la «decrittazione analogica» e fa valere non
soltanto per gli «universali fantastici» ma anche e più a fondo per le «metafore
concettose»
(p. 174), quanto lungo l’asse diacronico della progressione civile, per
quanto concerne l’impiego dell’etimologia. Lungo entrambe le vie si tratta in ef­
fetti di suscitare nel lettore una
chatarsis
dalle false rappresentazioni dell’ordine,
e quindi anche da ogni rappresentazione puramente diacronica dell’ordine me­
desimo, di cui è offerta piuttosto una visione sinottica, attestante la presenza del­
la provvidenza. In questo quadro Luglio propone di risolvere retoricamente, in
termini non più ciclici bensì «analogici», anche il problema - assai delicato in
questa prospettiva critica - del «ricorso» e della decadenza: l’età degli uomini
come un punto d’arrivo
«analogo
al punto di partenza» dell’età dei poeti teolo­
gi (p. 186); «identità funzionale della religione primordiale e della verità metafi­
sica rivelata dai filosofi» (p. 187); e infine «il compimento naturale dell’uomo»
come «presupposto del compimento sovrannaturale» (p. 188): ultimo fine della
storia, che rende comprensibile provvidenzialmente anche la necessità della de­
cadenza nella rinnovata barbarie, per la liberazione dalla «passione della ragio­
ne» a vantaggio della fede nella «teologia rivelata» (p. 189). La vera saggezza è
allora sempre quella che sorge dalla «contemplazione di una verità metafisica»
(p. 193), ossia dall’estasi che essa suscita e trasmette, illuminando escatologica­
mente, sotto gli occhi di chi compie il percorso della nuova scienza, la totalità al­
trimenti oscura della storia dell’uomo.
L
eonardo
P
ica
C
iamarra
Marco
V
anzulli
,
La scienza nuova delle nazioni e lo spirito dell’idealismo.
Su Vico, Croce e Hegel,
Milano, Guerini e Associati, 2003, pp. 136.
Il libro è un’agile, contestualizzata decostruzione di quella ormai obsoleta
categoria storiografica dalle funeste conseguenze che va sotto il nome di «pre-
corrimento» e che, applicata da Croce alla riflessione vichiana, ne ha fatto con
alterne vicende l’anticipatrice vuoi della filosofia hegeliana, vuoi della stessa fi­
losofia dello spirito elaborata dal filosofo abruzzese nei primi due decenni del
Novecento. Per esplicita ammissione del suo A., il lavoro si «presenta come un
confronto tra opere» (p. 13) e si articola in due parti: la prima, dedicata all’esa-
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