RECENSIONI
319
mare ch’in tanto chi medita questa Scienza egli narri a se stesso questa storia ideal
eterna, in quanto [...] egli, in quella pruova
dovette, deve, dovrà,
esso stesso sei
faccia») è una chiosa all’invocazione esiodea alle muse, «le quali cantano per il
loro padre Zeus e riempiono la sua grande anima di gioia, raccontandogli con
voci armoniose di cose passate e presenti e future», ed è a sua volta chiosata da
Joyce, il quale osserva in
Finnegans Wake
che «there’s a split in thè infinitive from
to have to have been to will be». Non si dà presente senza passato e futuro, né
un passato senza «passato passato» e «futuro presente». Il raffinato rapporto che
Verene instaura tra presente e passato coglie nel segno.
D
avid
M
arshall
Descartes e l’eredità cartesiana nell’Europa sei-settecentesca,
Atti del Conve
gno «Cartesiana 2000» (Cagliari, 30 novembre-2 dicembre 2000), a cura di M.
T. Marcialis e F. M. Crasta, Lecce, Conte editore, 2002, pp. 422.
«Cartesiana 2000» è stato l’ultimo, per ora, di una serie di incontri tesi a ren
der conto delle tappe della ricerca di rilevante interesse nazionale, dedicata a
Descartes e l’eredità cartesiana nelpensierofilosofico e scientifico europeo (secoli
XVII e XVIII);
si tratta di una prima sintesi, dunque, «una visione complessiva
dei risultati cui le diverse unità del progetto sono approdate», come ricorda Ma
ria Teresa Marcialis nella sua
Introduzione
(p. 5). In questo senso, gli Atti del
Convegno cagliaritano, ampio ed articolato, ci offrono, insieme alla ricchezza e
alla densità dei contenuti, proprio la testimonianza di un dialogo comune spe
rimentato, calibrato nei suoi intenti comuni e nelle ricerche specifiche.
I lavori del Convegno sono divisi in tre sessioni: «La filosofia di René De
scartes», «Descartes in Europa», «Descartes in Italia».
I
contributi della prima sezione individuano nodi cruciali del pensiero carte
siano, proponendone un’analisi che conduce oltre categorie storiografiche anche
recenti; particolarmente, ci sembra, la teoria gnoseologica viene letta in modo da
consegnarci questioni nuove e feconde. Il saggio di Alberto Pala (
Descartes. L’e
sperienza come
cognitio veritas, pp. 15-24), per primo, mira a discutere la lettura
del concetto cartesiano di esperienza come fonte, solo, di conoscenze, opinioni,
probabili e incerte. A tale scopo, pone in relazione l’esperienza con le altre forme
di accesso alla conoscenza delle cose, intuito e deduzione. Muovendosi soprat
tutto all’interno delle
Regulae,
l’A. rintraccia, nel percorso che conduce alle ope
razioni dell’intelletto, la possibilità, per l’esperienza, di essere, oltre che
cognitio
rerum-
e dunque fonte di conoscenza probabile - anche
cognitio veritatis-,
possi
bilità che l’esperienza conquista quando è «in grado di porre ‘oggetti’ innanzi
(obiectus) all’intelletto» (p. 21), per il tramite più semplice e diretto dell’intuito,
e in qualche modo affiancata alla deduzione, diversa ma non contrapposta, né con
questa incompatibile. L’intelletto, in conclusione, «approfitta», per giungere alla
verità, del «materiale» offerto «da tutt’e tre le ‘vie’» (p. 24).