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RECENSIONI
Claudia Stancati
(Le idee diDescartes tra immagini e simboli,
pp. 25-42) sot
tolinea innanzitutto l’originalità di Cartesio nel pensare il rapporto tra rappre
sentazioni della mente e cose, non solo rispetto alla filosofia scolastica ma an
che rispetto al pensiero a lui contemporaneo. Seguendo i mutamenti del con
cetto di idea all’interno dell’intera opera cartesiana, è possibile dare corpo e ul
teriore spessore al rifiuto, sempre ripetuto, di un nesso di somiglianza tra rap
presentazione mentale e cosa. Anche quando viene accolta la lettura della rap
presentazione come immagine, figura della cosa sensibile, si tratta di un proce
dimento «raffigurante» di tipo anamorfico, deformazione prospettica che non
offre più una visione neanche lontanamente speculare: «per Descartes la rela
zione tra realtà obiettiva e formale degli oggetti è una relazione
semantica.
Le
idee sono le risposte significative nella mente ai segni naturali dei moti fisici che
si verificano nel cervello e tramite i nervi. La nostra coscienza del mondo diffe
risce dal punto di vista categoriale dal mondo stesso, la sua natura è essenzial
mente traduttiva» (p.37). Con il distacco totale dal piano iconico, con la «com
plicazione» dei livelli di resa «sintattica» degli oggetti, con la stessa dichiarata,
totale, autonomia del mentale - paradossalmente, quindi, con il dualismo radi
cale - Cartesio si pone su un terreno di dialogo con il pensiero e le domande
sulla mente e le sue funzioni a noi contemporanei.
Ancora scandaglia un aspetto in certo qual modo tortuoso della gnoseo
logia cartesiana il saggio di Emanuela Scribano,
Descartes e le ideefalse
(pp.
43-54). Seguendo la definizione che Cartesio ne dà nella terza
Meditazione
e
nella risposta ad Arnauld, si ravvisa un contrasto, un mutamento di parere. La
falsità materiale, ammessa nella
Terza meditazione,
viene invece rifiutata nel
la risposta ad Arnauld, in accordo, tra l’altro, con quest’ultimo. I motivi ipo
tizzabili di questo mutamento sono fortemente intrecciati nel tessuto del pen
siero cartesiano. Concepita, probabilmente, per contrastare le teoria di un’e
sistenza extramentale degli oggetti rappresentati nella mente, la falsità mate
riale dell’idea rischiava di condurre il falso, l’errore, all’interno del pensiero.
Non sarebbe qui, infatti, il giudizio ad ingannare, ma la natura stessa dell’i
dea. Le obiezioni di Arnauld sono dunque occasione preziosa per la revisio
ne di un punto cruciale: se nella risposta ancora si mantiene una parziale giu
stificazione, e riformulazione, della falsità materiale delle idee, per non rin
negare la
Terza meditazione,
in seguito tale concetto sarà completamente ab
bandonato.
Igor Agostani
(L’indistinzione degli attributi di Dio in Descartes,
pp. 55-70)
esamina l’indistinzione, proposta da Descartes, delle operazioni divine - intel
letto e volontà - cogliendone il nesso, quasi la condizione di possibilità, nella
dottrina dell’idea chiara e distinta di Dio. Distinguere gli attributi divini, infat
ti, denuncia la persistenza, nell’idea di Dio, di elementi oscuri e confusi, legati
all’esperienza. Questa strada andrebbe invece completamente abbandonata lad
dove si voglia comprendere l’assoluta immensità e unicità divina, attingibile, pur
se nei limiti dell’umano, solo volgendoci alla nostra idea innata di Dio, idea che,
appunto, può ambire ai caratteri di chiarezza e distinzione.