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RECENSIONI
passaggi teorici, e che assume, del pensiero cartesiano, non poche coordinate, per
riservare un rifiuto deciso, invece, alla filosofia di Locke, peraltro osteggiata forte
mente da una parte della cultura napoletana, da Doria
inprimis.
Maria Teresa Marcialis
(L’immagine della natura nel
De motu animalium
di
Giovanni Alfonso Borrelli,
pp. 295-309), attraverso un’acuta analisi dei nessi
concettuali portanti del
De motu animalium
di Giovanni Alfonso Borrelli, pro
pone una correzione e un ridimensionamento della lettura meramente cartesia
na dell’opera. Indotta certo, innanzitutto, dalla struttura estremamente com
patta del testo, costruita su un modello rigidamente matematico, funzionante
come una macchina perfetta. Questo meccanismo, tuttavia, dà un posto non ir
rilevante alla Natura, che, pur non compromettendone le funzioni fondamen
tali, ne modifica alcune modalità e aspetti. Infatti, la Natura provvida, unitaria
nei suoi atti, compendiosa, finalistica, feconda, se non interferisce con le leggi
meccaniche che regolano il mondo, stabilisce con esse una relazione che ne al
tera, leggermente ma profondamente, il senso, introducendo nella loro neces
sità il correttivo della convenienza e della mai raggiunta completa certezza.
Ancora elementi della biologia cartesiana in relazione a quella italiana sono
esaminati da Oreste Trabucco
(Thomas Willis e l’Italia: iatrochimica e biologia
cartesiana
, pp. 311-325), il quale, proprio perché tali nessi non sono né traspa
renti né univoci, sceglie di concentrarsi sulla iatrofisica italiana e sulla ricezione
degli assunti teorici di Thomas Willis, al fine di correggere la visione monoliti
ca delle scienze mediche e biologiche italiane nel Seicento, che la vuole «ridot
ta» senza sfumature ad iatromeccanica, e in diretta filiazione dalla scuola gali
leiana, ostile o sorda ad influssi cartesiani. L’esame della ricezione dell’opera di
Willis in Italia consente invece di evidenziare un’eco della fisiologia cartesiana,
che induce innanzitutto ad aperture nel senso della iatrochimica. Willis in par
ticolare, aveva tentato di superare la distanza lasciata dalle analisi di Harvey tra
ricerca anatomica e ricerca chimica ricorrendo proprio a quegli elementi della
riflessione cartesiana che più di altri avevano attirato le critiche dello stesso Har
vey, primo fra tutti il concetto di fermentazione. Il quale offriva a Willis, d’altra
parte, la possibilità di ripensare in termini più ampi e articolati il rapporto tra
respirazione e circolazione del sangue. In Italia, dialogano con le istanze di Wil
lis, seguendone le concessioni alla iatrochimica, pur se in modo spesso ambiva
lente, studiosi come Cornelio, Fracassati, Borelli, Malpighi.
Gli ultimi quattro saggi del volume ci conducono al confronto con figure
che, pur nella diversità, a volte radicale, delle proprie elaborazioni, inseriscono
l’accoglienza, o il rifiuto del pensiero cartesiano, in una linea fortemente segna
ta dall’agostinismo, mostrando altri aspetti, quantomai interessanti, dei travisa
menti e delle estremizzazioni cui viene sottoposta nel nostro paese la produzio
ne teorica del filosofo francese. Così, secondo Anna Rita Capoccia e Ettore Loja-
cono (
Giulio Gori, un gesuita singolare, teorico della dissimulazione: il problema
del suo insegnamento della filosofia cartesiana al collegio romano nei primi de
cennidelXVIII secolo,
pp. 327-355), l’insegnamento di filosofia naturale al Col
legio Romano del gesuita Giulio Gori, anche se sostanzialmente fedele alle pre