RECENSIONI
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scrizioni, e alle proscrizioni dell’Ordine, non si astiene dall’affrontare e discu
tere alcuni dei temi cruciali della filosofia di Descartes: il concetto di corpo co
me sostanza estesa, innanzitutto, e la sua difficile conciliazione con l’eucarestia,
la questione del vuoto, la teoria del moto.
Francesca Maria Crasta
(Descartes a Venezia. Le
Meditazioni sull’immortalità
dell’anima
diBernardo Trevisan,
pp. 357-371) interroga il «cartesianesimo» di Ber
nardo Trevisan nell’ambito specifico del trattato sull’immortalità dell’anima, evi
denziandone gli aspetti quasi paradossali. Svuotato di buona parte dei suoi elementi
di novità, inserito in una tradizione plurisecolare, affiancato senza contrasti, tra gli
altri, ad Agostino, il pensiero di Cartesio fornisce a Trevisan elementi che concor
rono a definire la mente umana, e a marcare la separazione dell’anima dal corpo.
Ancora i travisamenti e le estremizzazioni di un cartesiano, Michel’Angelo
Fardella, sono al centro del saggio di Gabriele lezzoni
(L’interpretazione del
co
gito
in Michel’Angelo Fardella,
pp. 373-386). Fardella, fondendo l’agostinismo
della sua formazione con le istanze della filosofia malebranchiana, giunge infatti
a curvare in senso ulteriormente mentalistico il concetto di anima proposto da
Cartesio, ribadendone e accentuandone il primato rispetto al corpo, rifiutando
il ricorso alla fondazione sostanziale, e caratterizzandola esclusivamente in sen
so «funzionalistico».
In ultimo, anche l’opposizione di Giovanni Cadonici alla negazione carte
siana dell’anima delle bestie - tema affrontato da Simonetta Todi
(Cartesianesi
mo eAgostinismo nel primo Settecento lombardo: Giovanni Canonici e il dibat
tito sull’anima delle bestie,
pp. 387-401) - si nutre di retaggi agostiniani. Gli ani
mali vengono così ricollocati in una scala degli esseri naturali tramite il ricono
scimento di una loro forma, sia pure inferiore, di spiritualità e di attività cono
scitiva; riconoscimento che non manca di attingere, nelle sue argomentazioni, a
suggestioni diverse e schiettamente moderne.
M
onica
R
iccio
F
ulvio
T
essitore
,
Filosofia, storia epolitica in Vincenzo Cuoco,
Lungro di
Cosenza, Marco Editore, 2002, pp. 363.
Questa raccolta di pagine cuochiane di Fulvio Tessitore - già al centro dei suoi
interessi teorici e storiografici nei primi anni Sessanta - ruota intorno al fatto sto
rico, politico e culturale della Rivoluzione del 1799 intervenuta, come bene nota
l’A., a chiudere il secolo e ad aprire il discorso sul significato della storia e della ra
gione dell’uomo (pp. 8-9, 48-53, 255-269). Il tema consente subito di mettere in
campo una traccia degli interessi dello «storicismo» di Cuoco (pp. 15-118): Vico e
il vichismo. Nel congiungere individuo, società e «filosofia delle leggi» nella storia,
lo studioso molisano, lettore di Machiavelli e di Montesquieu, in dialogo con Vin
cenzo Russo e in polemica con l’astratto «costituzionalismo» di Francesco Mario
Pagano (pp. 61-76), si volge al filosofo della
Scienzanuova.
Le ragioni del confronto