326
RECENSIONI
stanno nel vichismo, considerato - osserva Tessitore - quale radicale «umanolo-
gia», ossia «scienza nuova della storia» dei fatti e delle idee degli uomini (p. 180),
aggiornate dalla moderna
idéologie
in quanto ricerca dell’uomo intero, fisico e mo­
rale, inscritto nella rinnovata
Science de l’homme
di fine Settecento, documentata
dagli interessanti
Nuoviframmenti
(pp. 121-128). La cognizione cuochiana dei fat­
ti non si traduce in un’empirica cronologia ma subito in
scienza,
capace di inten­
dere le
idee
delle
sostanze,
di essere la sintesi tra la storia di osservazione e quella
di tradizione. Perciò, la fondazione critica della storia si realizza secondo un pre­
ciso impegno teorico. Si tratta, infatti, di esaltare i motivi di un’antropologia ade­
guata alla dignità civile dell’uomo, separandoli dall’ingenuo sensismo. Così, la «co­
gnizione» del
fatto
viene preceduta da una critica, cioè l’indagine di che cosa esso
sia filosoficamente, lontano dal mero dato fisico e dall’erudizione. È il fatto che dà
all’individuo la
coscienza
dell’io e di ciò che lo circonda, in una dimensione attiva
che gli consente di scoprire il valore etico della sua umanità. Il tema attraversa mol­
te delle pagine del volume, riproponendo quelle del 1985 sulla valutazione critica
dei troppo accoglienti schemi storiografici del «moderatismo» e del «liberalismo
moderato» (pp. 193-203). L’A. richiama i noti giudizi cuochiani su Vico nella
Pre­
fazione
a una
Storia dell’umanità. Frammento
(1806) e li commenta con finezza al­
la luce del significato da essi assunto nel contesto di una problematica, tesa a fon­
dare la conoscenza storica secondo la natura delle cose (p. 171 sgg.). A conferma
e sviluppo di tale convinzione vengono poi utilizzati un gruppo di scritti del pe­
riodo milanese (in partic. il saggio dedicato a
Gli scrittoripolitici italiani eLafilo­
sofia di Vico
del 1804, entrambi interessati al fondatore di una
scienza nuova
capa­
ce di riunire la critica dei fatti e la scienza dei possibili, di affermare un rapporto
costante e necessario tra l’esigenza concettualizzante e quella individualizzante del
fatto storico nella complessa discussione sulle leggi della storia (p. 177 sgg.) che è
uno dei temi dominante la grande tradizione di pensiero napoletano e meridiona­
le tra «illuminismo e storicismo». Senza abbandonare Vico per Genovesi, ap­
profondendo, invece, il loro nesso ideale e storico, Cuoco cerca di rispondere al­
l’avvertita esigenza di una
storia ideale
del genere umano corrispondente ai
fatti
che è la «scienza nuova» della storia. Questa è una scienza che coniuga proprio Vi­
co conGenovesi, secondo la preoccupazione fondamentale di tutto lo «storicismo»
cuochiano fino al
Platone in Italia,
giudicato un singolare capitolo di questo vichi­
smo, così genialmente nuovo e, insieme, tipicamente settecentesco nella ricerca di
una sintesi rispettosa dell’universale e dell’individuale e dell’universale con la me­
diazione del giudizio (pp. 181 sgg.; pp. 337-338). Così, la prospettiva etica, insita
nella storia «critica» dei fatti, alimenta, come efficacemente documenta Tessitore,
la fondazione del concetto di
civiltà
attraverso la sintesi dell’eredità vichiana e di
quella settecentesca. Il tema è centrale nello studio delle relazioni Cuoco-Galanti,
per sottolineare l’adesione dell’autore della
Descrizione geografica e politica delle
Sicilie
al carattere della genovesiana
filosofia tutta cose,
intravisto lucidamente da
Cuoco nel 1806. In proposito, la ricerca ha concentrato l’attenzione sul program­
ma genovesiano nella rielaborazione del Galanti, preoccupato di richiamare storia
e filosofia civile nell’analisi della cultura e della realtà fisica e sociale attraverso l’e-
1...,316,317,318,319,320,321,322,323,324,325 327,328,329,330,331,332,333,334,335,336,...402