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RECENSIONI
stanno nel vichismo, considerato - osserva Tessitore - quale radicale «umanolo-
gia», ossia «scienza nuova della storia» dei fatti e delle idee degli uomini (p. 180),
aggiornate dalla moderna
idéologie
in quanto ricerca dell’uomo intero, fisico e mo
rale, inscritto nella rinnovata
Science de l’homme
di fine Settecento, documentata
dagli interessanti
Nuoviframmenti
(pp. 121-128). La cognizione cuochiana dei fat
ti non si traduce in un’empirica cronologia ma subito in
scienza,
capace di inten
dere le
idee
delle
sostanze,
di essere la sintesi tra la storia di osservazione e quella
di tradizione. Perciò, la fondazione critica della storia si realizza secondo un pre
ciso impegno teorico. Si tratta, infatti, di esaltare i motivi di un’antropologia ade
guata alla dignità civile dell’uomo, separandoli dall’ingenuo sensismo. Così, la «co
gnizione» del
fatto
viene preceduta da una critica, cioè l’indagine di che cosa esso
sia filosoficamente, lontano dal mero dato fisico e dall’erudizione. È il fatto che dà
all’individuo la
coscienza
dell’io e di ciò che lo circonda, in una dimensione attiva
che gli consente di scoprire il valore etico della sua umanità. Il tema attraversa mol
te delle pagine del volume, riproponendo quelle del 1985 sulla valutazione critica
dei troppo accoglienti schemi storiografici del «moderatismo» e del «liberalismo
moderato» (pp. 193-203). L’A. richiama i noti giudizi cuochiani su Vico nella
Pre
fazione
a una
Storia dell’umanità. Frammento
(1806) e li commenta con finezza al
la luce del significato da essi assunto nel contesto di una problematica, tesa a fon
dare la conoscenza storica secondo la natura delle cose (p. 171 sgg.). A conferma
e sviluppo di tale convinzione vengono poi utilizzati un gruppo di scritti del pe
riodo milanese (in partic. il saggio dedicato a
Gli scrittoripolitici italiani eLafilo
sofia di Vico
del 1804, entrambi interessati al fondatore di una
scienza nuova
capa
ce di riunire la critica dei fatti e la scienza dei possibili, di affermare un rapporto
costante e necessario tra l’esigenza concettualizzante e quella individualizzante del
fatto storico nella complessa discussione sulle leggi della storia (p. 177 sgg.) che è
uno dei temi dominante la grande tradizione di pensiero napoletano e meridiona
le tra «illuminismo e storicismo». Senza abbandonare Vico per Genovesi, ap
profondendo, invece, il loro nesso ideale e storico, Cuoco cerca di rispondere al
l’avvertita esigenza di una
storia ideale
del genere umano corrispondente ai
fatti
che è la «scienza nuova» della storia. Questa è una scienza che coniuga proprio Vi
co conGenovesi, secondo la preoccupazione fondamentale di tutto lo «storicismo»
cuochiano fino al
Platone in Italia,
giudicato un singolare capitolo di questo vichi
smo, così genialmente nuovo e, insieme, tipicamente settecentesco nella ricerca di
una sintesi rispettosa dell’universale e dell’individuale e dell’universale con la me
diazione del giudizio (pp. 181 sgg.; pp. 337-338). Così, la prospettiva etica, insita
nella storia «critica» dei fatti, alimenta, come efficacemente documenta Tessitore,
la fondazione del concetto di
civiltà
attraverso la sintesi dell’eredità vichiana e di
quella settecentesca. Il tema è centrale nello studio delle relazioni Cuoco-Galanti,
per sottolineare l’adesione dell’autore della
Descrizione geografica e politica delle
Sicilie
al carattere della genovesiana
filosofia tutta cose,
intravisto lucidamente da
Cuoco nel 1806. In proposito, la ricerca ha concentrato l’attenzione sul program
ma genovesiano nella rielaborazione del Galanti, preoccupato di richiamare storia
e filosofia civile nell’analisi della cultura e della realtà fisica e sociale attraverso l’e-