RECENSIONI
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same della costituzione del Regno. Qui ritoma Cuoco, vichiano convinto e profon
do come non lo fu mai Galanti, tuttavia sempre innovando, modernizzando quel
la traduzione soprattutto nelle famose ed importanti pagine del
Platone in Italia,
dedicate agli antichi sanniti e alla mitica Italia preromana, dove le tesi sulla pro
prietà e sul lavoro (quest’ultimo indirizzato vichianamente alla soddisfazione dei
bisogni con un’interpretazione non dimentica di Machiavelli e di Locke, i due gran
di «auttori» del molisano) conducono alla sistemazione del modello italico, a li
vello di una «rivoluzione», consapevolmente storicistica del senso della moderna
nozione di
popolo,
interna al nesso
leggi-costumi
e in grado di incontrare Vico (co
me non riusciva a Galanti) e la grande storiografia dualistica europea (Niebuhr)
(p. 207 sgg.). A conferma di tale interpretazione collabora, poi, la riflessione sulla
questione feudale (decisiva nelle meditazioni di Cuoco e Galanti sullo Stato prima
e dopo la rivoluzione) e la connessa definizione della storia costruita senza affidarsi
a elucubrazioni metafisiche, ma prospettando una ricognizione storiografica dei
grandi eventi che investono i protagonisti della storia, gli uomini e gli Stati, secon
do il modello vichiano di Cuoco. In proposito, le pagine di Tessitore si incentrano,
soprattutto, sul
Saggio storico
(di cui offre anche un prezioso studio sulle varianti
dalla prima alla seconda edizione, pp. 233-254) e su
WAgricoltura italiana nel Vse
colo diRoma.
Lo scopo è di mostrare come la riflessione storica del molisano e la
sua polemica verso gli
Annali
del Grimaldi utilizzino Galanti senza arrestarsi alla
sua proposta, perché distanti dallo schema ciceroniano della
historia magistra vi
tae.
Non si affidano, cioè, alla contrapposizione dell’Italia antica a quella moder
na, ma investono il metodo e la concezione della storia nell’intreccio vichiano e hu-
miano tra storia «naturale» della società e della mente, ovvero costumi, leggi, bi
sogni e forze in grado di soddisfarli. Su queste tesi Tessitore ricostruisce il suoCuo
co vichiano, distante dalle formule interpretative di matrice ‘conservatrice’, sia pu
re di diverso segno e spessore teorico, a cominciare dal «pedagogista nazionale» di
Gentile, fino al «precursore» del «moderatismo» che incarna l’incomprensione ita
liana della rivoluzione francese. Qui si esprimono, consolidandosi, alcuni motivi di
fondo di tutta la riflessione del Tessitore: il valore etico dell’impegno storico nel
nesso fondamentale tra la fondazione critica e la prassi storica. Inoltre, identifica
ta la storia cuochiana come narrazione dell’accaduto, secondo leggi intrinseche ai
fatti, l’interprete presenta tutto ciò come affermazione di un principio metodolo
gico di carattere etico-politico. Il che, nella biografia intellettuale dell’A. spiega il
senso del magistero di Nicolini e della storiografia etico-politica di un certo Cro
ce, letto, riletto e mai abbandonato; spiega, soprattutto, gli studi vichiani matura
ti negli anni di intenso discepolato con il filosofomorale Pietro Piovani che gli sug
gerì la tesi di laurea su Cuoco e che, in una di queste pagine segnalate, ritorna con
la sua magistrale definizione del molisano, fautore di uno «storicismo concreto e
di un liberalismo consapevolmente originato dalla critica al democraticismo» (p.
178). Eproprio a questo giudizio si lega idealmente la complessa indagine sulla for
tuna di Cuoco nella cultura giuridica meridionale di primo Ottocento, in cui, gra
zie al retroterra vichiano, matura la coscienza del necessario elevarsi dal piano del
l’indagine realistica a quello della concettualizzazione storicistica. Si mira alla sin