RECENSIONI
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traverso il concetto di «rivoluzione», di accedere ai concetti storici e politici più
importanti del
Saggio
di Cuoco. Giova anche notare che, nel rispetto delle edi­
zioni originali del 1801 e del 1806, e in modo analogo alle migliori edizioni con­
temporanee, in particolare l’edizione curata da Pasquale Villani, Pons include
una traduzione dei
Frammenti di lettere dirette a Vincenzo Russo.
Per riassumere, tre sono i principali aspetti che caratterizzano la traduzione
e le scelte editoriali di Pons. In primo luogo, l’aggiornamento delle fonti utiliz­
zate per la traduzione: Pons si fonda sulla versione critica curata da uno dei mag­
giori studiosi italiani di Cuoco, Antonino De Francesco, che ha anche parteci­
pato in modo molto cortese e generoso alla cura del testo italiano nella presen­
te edizione. Le note di Pons si riferiscono sempre ai testi critici più recenti, fra
i quali si potrebbe citare, per esempio, gli studi di Fulvio Tessitore, Pasquale
Villani o Maurizio Martirano. Peraltro, Pons è molto attento alla definizione
dello statuto retorico del testo di Cuoco, prospettiva che sarà al centro del suo
studio introduttivo. Riveste, ad esempio, particolare importanza per Pons la di­
stinzione fra le due versioni del
Saggio.
Tale attenzione si ritrova nella traduzio­
ne che integra le varianti più importanti fra le due versioni. Secondo Pons, le
differenze non possono essere ridotte a semplici correzioni filologiche, ma espri­
mono una vera e propria evoluzione nel pensiero di Cuoco, mettendo per esem­
pio in rilievo il ruolo sempre più decisivo assunto nell’ultima edizione da Na­
poleone, che sostituisce in qualche modo quello che aveva in precedenza Ma­
saniello. Si tratta qui naturalmente soltanto di un esempio, ma di particolare ri­
levanza nella misura in cui, avvicinando entrambe le versioni, Pons riesce ad of­
frire al lettore una vera interpretazione critica.
In secondo luogo, decisiva ci sembra la prospettiva storica sviluppata da
Pons nel suo saggio introduttivo. In un certo modo, lo stesso curatore cerca di
evitare il pericolo, denunciato da Cuoco, dell’astrazione, di una ragione priva
di fondamenti storici. Questa prospettiva è tanto più importante in quanto con­
sente al lettore francese di capire le grandi linee storiche e filosofiche dell’Illu-
minismo napoletano del Settecento. In qualche modo, Pons ha saputo far sua
la grande lezione della concezione della rivoluzione nel pensiero di Cuoco. L’in­
troduzione storica consente ai lettori di entrare in modo ‘attivo’ nel testo di
Cuoco ed essere così a conoscenza di grandi esponenti della cultura dell’epoca
come Galiani, Tannucci, Genovesi, Filangieri o Pagano. Nel suo saggio, Pons è
particolarmente attento al confronto fra le caratteristiche, spesso individuate
dallo stesso Cuoco, della rivoluzione francese e di quella napoletana. Questo
confronto gli permette in particolare di parlare di un «paradosso della rivolu­
zione di Napoli», che rinvia all’assenza di un sostegno popolare e pertanto al
suo carattere «passivo». Va notata la centralità della figura del «popolo» nella
lettura di Pons nella misura in cui tale figura ci offre una visione conflittuale nei
confronti della Rivoluzione francese. Temi questi che consentono a Pons di mo­
strare il giudizio sempre più sfumato di Cuoco, che distingue nella Rivoluzione
francese vari periodi assai diversi fra di loro tra il 1789 e il 1793, in cui spicca­
no le posizioni divergenti di rivoluzionari tipo Condorcet rispetto ai compo-
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