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ROMANA BASSI
Com’è chiaro, l ’ipotesi che Karl Halm possa aver procurato la ri­
produzione litografica della pagina vichiana per la collezione d ’auto­
grafi della BSB resta ancora da dimostrare e al momento è valida al
pari di altre teorie che si possano formulare. I dati presentati hanno
comunque il pregio di formare una cornice che appare coerente con
la possibilità della congettura avanzata. Sarà pertanto opportuno, nel­
l ’incertezza della modalità d ’acquisizione, tornare a rivolgersi al dato
certo costituito dalla preparazione d e ll’avantilettera vichiana a M ila­
no nel 1837.
6.
A fronte dei numerosi autografi vichiani che non è mai stato pos­
sibile rinvenire, e dei quali si arguisce l ’esistenza solo attraverso testi­
monianze indirette, si conoscono tuttavia anche circostanze in cui au ­
tografi inediti vichiani, che erano già stati recuperati, sono poi anda­
ti nuovamente perduti. E questo appunto il caso dell’autografo da cui
è stata tratta la litografia presentata nell’edizione ferrariana delle ope­
re di Vico. In occasione di questa silloge vichiana Giuseppe Ferrari
riuscì a procurarsi manoscritti inediti e autografi vichiani facendo ap ­
pello alla mediazione del conte Melzi presso il marchese di Villarosa.
Di quest’operazione l ’editore rende conto nei seguenti termini: «dob ­
biamo attestare la nostra gratitudine ad un dotto illustre, il signor Don
Gaetano Melzi, che ha arricchito la nostra edizione di molti scritti ine­
diti di Vico, ed ha messo a nostra disposizione anche gli scritti sco­
perti dal chiarissimo marchese di Villarosa posteriormente alla sua rac­
colta degli Opuscoli di Vico. Così la presente edizione, mercé la be­
nevolenza dei sigg. Melzi e Villarosa, offre riuniti oltre a tutti i lavori
pubblicati dal Vico, anche tutti i suoi manoscritti che si sono potuti
rinvenire»25.
Posteriormente all’uscita dell’opera, Melzi affermerà di non merita­
re il riconoscimento tributatogli dall’editore milanese, indirizzando al
marchese di Villarosa una lettera finora inedita. Delle richieste dei ma­
noscritti e del loro invio dovette infatti rimanere traccia nel carteggio che
intercorse tra Carlo Antonio De Rosa, marchese di Villarosa (1762-1847)
e il conte Gaetano Melzi (1783-1851). I carteggi di Melzi, tuttavia, sem­
brano risultare dispersi insieme con la famosa biblioteca del conte,
25
G. Vico,
Opere,
cit., (ed. Ferrari), voi. I, p. XV. Riguardo ai «molti scritti inediti» di
Vico, Croce e Nicolini avanzano il dubbio «che, se furono effettivamente inviati dal Villaro­
sa, doverono andare dispersi, dal momento che non li si ritrova né in questo primo né negli
altri volumi dell’edizione, e nemmeno nella ristampa che si fece di questa nel 1852» (B. CRO­
CE,
Bibliografia vichiana
, cit., p. 142).
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