342
ROMANA BASSI
Com’è chiaro, l ’ipotesi che Karl Halm possa aver procurato la ri
produzione litografica della pagina vichiana per la collezione d ’auto
grafi della BSB resta ancora da dimostrare e al momento è valida al
pari di altre teorie che si possano formulare. I dati presentati hanno
comunque il pregio di formare una cornice che appare coerente con
la possibilità della congettura avanzata. Sarà pertanto opportuno, nel
l ’incertezza della modalità d ’acquisizione, tornare a rivolgersi al dato
certo costituito dalla preparazione d e ll’avantilettera vichiana a M ila
no nel 1837.
6.
A fronte dei numerosi autografi vichiani che non è mai stato pos
sibile rinvenire, e dei quali si arguisce l ’esistenza solo attraverso testi
monianze indirette, si conoscono tuttavia anche circostanze in cui au
tografi inediti vichiani, che erano già stati recuperati, sono poi anda
ti nuovamente perduti. E questo appunto il caso dell’autografo da cui
è stata tratta la litografia presentata nell’edizione ferrariana delle ope
re di Vico. In occasione di questa silloge vichiana Giuseppe Ferrari
riuscì a procurarsi manoscritti inediti e autografi vichiani facendo ap
pello alla mediazione del conte Melzi presso il marchese di Villarosa.
Di quest’operazione l ’editore rende conto nei seguenti termini: «dob
biamo attestare la nostra gratitudine ad un dotto illustre, il signor Don
Gaetano Melzi, che ha arricchito la nostra edizione di molti scritti ine
diti di Vico, ed ha messo a nostra disposizione anche gli scritti sco
perti dal chiarissimo marchese di Villarosa posteriormente alla sua rac
colta degli Opuscoli di Vico. Così la presente edizione, mercé la be
nevolenza dei sigg. Melzi e Villarosa, offre riuniti oltre a tutti i lavori
pubblicati dal Vico, anche tutti i suoi manoscritti che si sono potuti
rinvenire»25.
Posteriormente all’uscita dell’opera, Melzi affermerà di non merita
re il riconoscimento tributatogli dall’editore milanese, indirizzando al
marchese di Villarosa una lettera finora inedita. Delle richieste dei ma
noscritti e del loro invio dovette infatti rimanere traccia nel carteggio che
intercorse tra Carlo Antonio De Rosa, marchese di Villarosa (1762-1847)
e il conte Gaetano Melzi (1783-1851). I carteggi di Melzi, tuttavia, sem
brano risultare dispersi insieme con la famosa biblioteca del conte,
25
G. Vico,
Opere,
cit., (ed. Ferrari), voi. I, p. XV. Riguardo ai «molti scritti inediti» di
Vico, Croce e Nicolini avanzano il dubbio «che, se furono effettivamente inviati dal Villaro
sa, doverono andare dispersi, dal momento che non li si ritrova né in questo primo né negli
altri volumi dell’edizione, e nemmeno nella ristampa che si fece di questa nel 1852» (B. CRO
CE,
Bibliografia vichiana
, cit., p. 142).