PRESUNTI AUTOGRAFI VICHIANI PRESSO LA BAYERISCHE STAATSBIBLIOTHEK
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L’occorrenza inopinata di questa lettera è in grado di svelarci fino a
qual segno il tipografo Fusi sapesse dimostrare grande liberalità nel con
cedere ad altri la possibilità di disporre degli autografi vichiani. Essa con
tribuisce anche a rivelarci un ambiente di collezionisti e di bibliofili che
rincorrono le ultime novità librarie destinate ai cacciatori d’autografi, si
spostano a Vienna per partecipare alle vendite all’asta di manoscritti e si
chiamano a consulto da Venezia a Milano dibattendo con competenza
questioni d ’autenticità, nel costante timore di essere stati ingannati nei lo
ro acquisti. Per costoro un autografo vichiano è pregevole di per sé, in
dipendentemente dalla considerazione se il suo contenuto sia significati
vo o meno. In un contesto così ricostruito la dispersione degli autografi
vichiani resta certo deplorevole, ma non può essere fonte di stupore, a
conferma di quanto fossero motivati sospetti, dubbi e titubanze nutriti
dal Marchese di Villarosa alla vigilia dell’invio dei manoscritti a Milano:
Milano li 16 marzo [1]838
C. F. Vengo in questo punto da una conferenza che ebbi coll’abbate Co
lonnetti38, traduttore delle Odi d’Orazio39, il quale dietro mia istanza erasi
procurato l’autografo40 del Vico che venne qual fac-simile inciso, il qual ul
timo tu possiedi. Tale autografo è l’unico che esiste in Milano, e deve anzi a
giorni venir rispedito a Napoli donde provenne all’oggetto della edizione
delle opere del Vico. Intorno alla istituita perizia calligrafica ove non venne
risparmiata diligenza ti dirò primamente il parere del Colonnetti. L’auto
grafo del fac-simile contiene delle note vergate con prestezza e quindi non
è maraviglia se diversifica dal carattere di una lettera, e di una poesia. Lo
colpì l’ortografica interpunz[ionie della lettera per i due punti molto prati
cata dal Vico anche ove il bisogno non lo esige, e in ciò riconobbe un dato
per l’autenticità dei tuoi scritti; dacché non è dubbio che chi scrisse la lette
ra scrisse anche la poesia. Mentre Vico non era in corrispondenza con Mi-
38 Si tratta di Mauro Colonnetti, accademico, censore austriaco a Milano e traduttore,
morto nel 1862. Le scarse notizie sulla sua figura, ignorata dal
Dizionario Biografico degli Ita
liani,
si possono ricavare da G.
CASATI,
Dizionario degli scrittori d’Italia (dalle originifino ai
viventi),
Milano, Romolo Ghirlanda, s.d., voi. II, p. 180.
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Le Odi
di Orazio, tradotte da Mauro Colonnetti, col testo a fronte, Milano, Società ti
pografica de’ classici italiani, 1837; l’opera avrà una seconda edizione nel 1861 con aggiunta
di note. In merito a questa traduzione si può vedere anche il coevo G.
BRAMBILLA,
Sopra le
Odidi Orazio tradotte daMauro Colonnetti.
Lettera dell’abate Giuseppe Brambilla a Giovanni
Adorni, Como, P. Ostinelli, 1838.
40 Colonnetti aveva potuto procurarsi l’autografo vichiano in quanto anche la sua tradu
zione delle
Odi
oraziane era stata edita dalla Società tipografica de’ classici italiani, la stessa
che aveva pubblicato l’edizione delle opere vichiane curate da Ferrari. Egli doveva pertanto
essere in stretto contatto con il tipografo Fusi, a cui erano state affidate le carte vichiane.