L’IMMAGINARIO NATURALISTICO.
CRITERI E FIGURE DELLA SCIENZA DELLA STORIA IN VICO
Con questo contributo intendo cominciare a congiungere più stret
tamente due versanti problematici, due linee di studio, su cui ho già la
vorato in passato, attorno alla riflessione vichiana sul sapere della storia
come scienza.
Il primo versante è quello che altre volte ho designato nei termini del
la ‘episteme della necessità’, o della ‘logica del dovette’, cioè della fon
dazione da parte di Vico di un rigoroso sapere delle ragioni e costanze
storiche, delle forme universali dell’accadere storico, in fedeltà al prin
cipio che «scientia debet esse de universalibus et aeternis». Si tratta di
un versante da me già ampiamente esplorato, ma documentabile ulte
riormente in relazione a diversi ambiti di studio.
In primo luogo, in relazione al compito di ‘confrontare’ e ripensare
la meditazione vichiana in rapporto a numerosi contesti di riflessione sul
la scienza della storia nella cultura europea moderna: dai dibattiti cin
quecenteschi e primo-seicenteschi sulla ‘methodus’, e da quelli prodot
tisi in aree più specificamente pertinenti alle tradizioni di trattatistica di
‘politica storica’, alla riflessione teorico-metodica in svariate aree della
cultura filosofica seicentesca e primo-settecentesca (cartesianesimi, er
meneutica universale, etc.).
In secondo luogo, in relazione al compito, ancora da assolvere, di con
seguire una ricostruzione particolareggiata del tragitto del pensiero vi-
chiano sull’argomento, segnatamente a partire dal
Diritto universale
: in
nanzitutto seguendo analiticamente il delinearsi e l’affermarsi delle stra
tegie di un criterio ‘dimostrativo’ di conoscenza del mondo storico, in
ultimo svincolato dai residui di procedure di tipo meramente ipotetico-
congetturale.
In terzo luogo, anche in relazione al compito di confrontarsi ulterior
mente con altre interpretazioni dell’approccio vichiano alla scienza della
storia: ad esempio sottoponendo ad ulteriore confronto sistematico criti
co taluni usi interpretativi piuttosto correnti (e a mio avviso sostanzial
mente scorretti) della pur indubbia fecondissima valorizzazione vichiana
delle ‘facoltà ingegnose’.