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AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
L’intento del saggio è mostrare che la fi
losofia non soltanto è nata assieme alla reto
rica - allorché, secondo la lezione socratica,
«nelle sue origini non seguiva la forma espo
sitiva del trattato perché [...] si dedicava al
l’esperienza e al dialogo tra le persone» - ma
pure che una filosofia della retorica è ancor
oggi un approccio pienamente attuale, come
dimostra il percorso di pensiero battuto da
Donald Ph. Verene, con la sua contestazione
della riduzione della filosofia ad «un’attività
di pensiero integralmente tecnica, rinchiusa
nel proprio mondo accademico, volta a por
re da sé i propri problemi e a trovare da sé le
proprie soluzioni». In tale riduzione, dice
l’A., «i filosofi di oggi sono assai simili al Mi
notauro, il custode del labirinto, un edificio
che sembra essere il frutto della ‘barbarie
della riflessione’» (p. 2). Di qui il paragone
della filosofia della retorica col filo di Arian
na: una «metafora», come afferma l’A. con ri
ferimento all’interpretazione che ne dà Vico,
«del percorso, del viaggio, una memoria del
la storia, un racconto, una trama che si co
struisce da sé passo passo, o un percorso la
stricato di esperienza e osservazione [...]. Il
Minotauro sta a guardia di ciò che già pos
siede, mentre Arianna, col suo filo, conduce
la filosofia verso territori sconosciuti» (p. 3).
Il problema dell’orientamento, orientamen
to quotidiano equindi anche apertura al nuo
vo - l’uscita dal labirinto irrigidito del siste
ma aristotelico -, è in effetti caratteristico
della filosofia moderna: in particolare, l’U-
manesimo italiano, col suo continuo richia
mo a Socrate, ne cercava la soluzione proprio
nella filosofia della retorica. Seppure il mo
derno problema del metodo, cioè del per
corso, ha per certi versi cercato anch’esso un
filo d’Arianna, tuttavia il suo pensatore più
rilevante, Cartesio, è precipitato a sua volta
in quella che Vico indicava come la filosofia
monastica - ossia, per restare alla metafora,
nel ruolo del Minotauro. Su questo sfondo la
posizione vichiana, secondo cui «la ricerca fi
losofica deve coincidere con l’antropologia,
deve ricostruire la storia umana in tutti i suoi
aspetti culturali, perché la mentalità fantasti
ca e ingegnosa che ha fondato la religione è
applicata ad ogni altro aspetto della vita uma
na» (p. 10), rappresenta la ripresa più forte
della connessione «retorica» come strumen
to di decifrazione e orientamento. Nel senso
appunto di una rivendicazione della «neces
sità vitale degli spazi aperti e di una cono
scenza nata dal pensiero collettivo», la «co
mune lezione» di «Socrate e Vico» - quella
«mente eroica» che quest’ultimo opponeva
alla «barbarie della riflessione» (pp. 11-12) e
che l’A. vede riproporsi nel coraggioso pro
getto filosofico di Verene - resta una pro
spettiva capace di misurarsi con la sfida dei
tempi.
[L. P. C.]
8.
BENTIVEGNA
Giuseppe, Filosofia civi
le e diritto comparato in Emerico Amari, Na
poli, Guida, 2003, pp. 430.
Sviluppando gli esiti di un suo studio del
1997 (Storicismo e sociologia del diritto in
Emerico Amari), l’A. estende il campo di in
dagine alle prolusioni inedite ai corsi di codi
ce e procedura penale nell’Ateneo di Palermo
dal 1840 al 1848 (pubblicate nella parte se
conda del volume). Lo fa dando opportuna
mente rilievo all’Amari «filosofo civile» e alla
sua formazione alimentata dalla tradizione vi
chiana e illuministica, dalla loro significativa
eredità nell’Italia di primo Ottocento (pp. 10-
11). Nella prima parte, proprio in riferimento
ai grandi quadri della cultura italiana ed eu
ropea contemporanea al pensiero e alla vita
dell’Amari, la documentata ricostruzione del
Bentivegna si sofferma sull’eredità vichiana e
romagnosiana (pp. 20-22). Richiama, in parti
colare, l’interessante personalità di Benedetto
Castiglia che, come «scienziato sociale», si ri
volge a Vico attraverso Romagnosi, per met
tere in discussione ogni metodo aprioristico e
soluzione di carattere metafisico (pp. 26-27).
È, questa, una prima, significativa via d’acces
so allo studio di quella particolare «riflessione
‘civile’ della filosofia italiana del Risorgimen
to» (p. 40) che Amari maturerà in opposizio
ne all’«eclettismo» (p. 41).
A Vico e al vichismo tra Sette e Otto
cento sono ispirate le «prolusioni accademi
che» della prima metà del secolo XIX, per
fissare le regole di una rinnovata «filosofia