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ENRICO NUZZO
Se non altro per ragioni di spazio, nel presente contributo non è però
mia intenzione venire su nessuno di questi ambiti di studio riguardanti ta­
le area di indagine, e più in genere soffermarmi ancora, se non per qualche
rapido cenno, sui profili teorici dell’‘episteme della necessità’: e quindi tor­
nare ad argomentare, con ulteriori copiose prove documentarie, proposte
critiche da me in diverse occasioni sostenute, e riassumibili in almeno due
tesi fondamentali. La prima è che la fondazione vichiana della scienza nuo­
va della storia si basa sul ricorso preminente alle più ‘alte’facoltà «critiche»
dell’«intendimento», della «ragione», in ultimo sul primato delle «pruove
filosofiche» su quelle «filologiche», e così via, La seconda è che, sulla scor­
ta appunto dell’esercizio di tali facoltà, Vico introduce sistematicamente la
«dimostrazione» nel campo del sapere del mondo storico di quel carattere
di necessità consuetamente spettante alle sole «verità di ragione»: appunto
dimostrando che tutta una serie di fenomeni, in effetti tutti i fenomeni co­
stituenti intere forme storiche della vita dell’umanità (in ispecie relative ai
tempi più oscuri e favolosi dell’umanità), «dovettero» - in senso forte, non
meramente congetturale - essere tali e non altrimenti, non poterono non
detenere determinati caratteri e non presentare determinate modalità di ap­
parizione e svolgimento nel tempo.
Inizierò invece a dire qualcosa di più sul secondo versante di studio, che
attiene ad aspetti del pensiero e del linguaggio di Vico sintetizzabili nell’e­
spressione di un ‘immaginario naturalistico’ in essi operanti. E un versante
sul quale finora mi sono soffermato di meno, pur diverse volte comincian­
do a trattarlo, in ispecie in pagine di ispirazione ‘metaforologica’. Sul fini­
re di questo intervento passerò poi ad alcune considerazioni generali sul
problema dei caratteri e della portata delle ‘tracce del naturalismo’nel pen­
siero del filosofo italiano: se non altro per chiarire che - è bene avvertire su­
bito - il discorso da me condotto si inserisce in una prospettiva critica, che
è assai distante da quelle messe all’opera nelle interpretazioni di Vico in una
chiave propriamente ‘naturalistica’, come in quelle avanzate da autori co­
me Badaloni, Vaughan, Bedani, etc1.
1
Ho cominciato a trattare più rawicinatamente l’ambito tematico complessivo del ‘na­
turalismo’ in Vico in ispecie in una relazione, dal titolo appunto
Vico and Naturalism,
pre­
sentata al convegno, tenutosi a Toronto nell’ottobre del 1991,
Vico & Postmodernity. A con-
ference in honour o f Giorgio Tagliacozzo.
Di tale relazione, rimasta finora inedita, e che sarà
pubblicata in futuro, questo intervento riprende alcuni punti.
Con le proposte interpretative di Vico in una chiave ‘naturalistica’messe in campo da Ba­
daloni e Bedani si è misurato segnatamente, e con corretti rilievi critici, un intervento di A. Dl-
NI,
Natura e naturalismo nel pensiero di Vico
, in
Storia dellafilosofia e storia della scienza. Saggi
in onore di Paolo Rossi,
a cura di A. La Vergata e A. Pagnini, Firenze, 1995, pp. 245-266. Il con­
tributo di Dini presenta alcuni concisi dati bibliografici di una qualche utilità, che andrebbero
però largamente accresciuti. Ma è compito a cui non è il caso di assolvere in questa sede, nella
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