AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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A. caratterizza la trattazione vichiana del
suddetto topos come retorica, nel senso che
sono i tropi dell’oratore, la metafora, la si­
neddoche, la metonimia e l’ironia, che sti­
molano lo sviluppo linguistico. Nel precisa­
re il carattere del coinvolgimento retorico di
Vico, Dainotto nega che il filosofo napoleta­
no possa essere definito aristotelico o plato­
nico, laddove Aristotele e Platone erano in­
teressati nella retorica (come una delega per
«dialettica, sillogismo e entimema») solo in
quanto strumento di «precisione»; in questo
senso Vico potrebbe essere definito ‘socrati­
co’ nel senso che la retorica rappresenta il
nucleo dell’etica (non si fa cenno al proble­
ma più immediato riguardante la relazione di
Vico con Cicerone e Quintiliano).
Nel sottolineare l’interesse di Vico per
l’origine retorica del linguaggio (vale a dire,
né contrattuale, né religiosa, quanto piutto­
sto sociale), e avendo descritto la retorica di
Vico come socratica, l’A. interpreta la Scien­
za nuova come una scienza socratica consa­
pevole della propria ignoranza e in tutto eper
tutto riflessiva. LaScienza nuova diventa per­
ciò una scienza della comunità, intimamente
coinvolta nella costituzione e ricostituzione
della comunità e che nega la possibilità di un
meta-linguaggio rappresentativo del suo og­
getto, ma in esso non rappresentato. Il titolo
del saggio indica il desiderio dell’A. di allon­
tanarsi da una storiografia che comincia o fi­
nisce con Vico per centrarsi sul problema
delle origini.
Dainotto dichiara esplicitamente il suo
dissenso nei confronti di quelle interpretazio­
ni - vedi Edward Said - che collegano rispet­
tivamente l’inizio e la fine al secolare e al reli­
gioso, ma non fa riferimento ai fondamentali
contributi di Battistini e Mooney su Vico e la
retorica; inoltre, appare superficiale la distin­
zione tra la lettura «italiana», per cui Vico rap­
presenterebbe il difensore del cristianesimo
nei confronti della modernità da tutto ciò che
è moderno, e quella anglo-americana, che ve­
drebbe inVico una sorta di eversoredello stes­
so cristianesimo, ignorando così non solo gli
studi diJohn Millbank e di Robert Minor, ma
anche l’interpretazione di Croce.
[D. M.]
22.
D
amiani
Alberto M., Humanismo ci-
vil y hermenéutica filosòfica. Gadamer lector
de Vico, in «Cuadernos sobre Vico» XIII-
XIV (2001-2002), pp. 31-47.
L’ermeneutica filosofica gadameriana
può essere considerata una riflessione sui
fondamenti della scienza dello spirito di­
scussa considerando le distinte concezioni
del neokantismo e dello storicismo. Queste
ultime, infatti, tentano di giustificare lo sta­
tuto epistemologico delle scienze dello spiri­
to in maniera del tutto autonoma rispetto al
modello delle scienze della natura, un pro­
cedimento rifiutato da Gadamer che sostie­
ne che in tal modo si continuano a conside­
rare le pretese della certezza scientifica pro­
prie delle scienze della natura. Per questo, ri­
prendendo alcune delle tesi attraverso cui
Gadamer utilizza la riflessione vichiana, in
particolare la nozione di sensocomunee il cri­
terio della conversione del verum-factum,
l’A. sottolinea la distanza che lo separa da
Heidegger sul significato filosofico dell’u­
manesimo e suggerisce l’ipotesi che la di­
stanza che separa la scienza vichiana dall’er­
meneutica gadameriana si può dedurre dal
significato che i due autori attribuiscono al
pensiero mitico.
[M. M.]
23.
D
amiani
AlbertoM.,Lamitologiaco­
mo hermenéutica politica: Horkheimer lector
de Vico, in «Cuadernos sobre Vico» XIII-
XIV (2001-2002), pp. 73-93.
Alla luce della teoria critica sviluppata
dalla «Scuola di Francoforte», l’A. ripercor­
re i motivi dell’interesse di M. Horckheimer
per Vico; dalle pagine del 1930 dedicate a
«Vico e la mitologia», alla Dialettica dell’illu­
minismo del 1947, scritto a quattro mani con
Th. W. Adorno. Nel saggio vengono partico­
larmente sottolineati i punti di divergenza tra
la teoria vichiana del mito e l’interpretazione
che ne offre Horckheimer alla luce della cri­
tica della ragione illuministica e della «mito­
logica» fiducia dell’illuminismo nel caratte­
re emancipatore della conoscenza razionale.
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