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AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
«Philosophischer Literaturanzeiger» LVI
(2003), pp. 313-317.
31.
G
irard
Pierre, Las condiciones y los
lìmitesdela racionalidaden en la Scienza nuo
va. Las metamorfosis de la razòn, in «Cua
dernos sobre Vico» XIII-XIV (2001-2002),
pp. 127-137.
Un Vico in dialogo incessante con Car
tesio nella rivendicazione di un concetto di
Ragione che «es sempre movimiento, salida,
experiencia de la alteridad, de lamemoria, de
la comunidad de los hombres» (p. 134) è
quello che emerge da questa seria analisi di
un autore da molto impegnato sui testi vi
chiani. La domanda portante nasce dalla vo
lontà di determinare e definire le condizioni
di possibilità del discorso scientifico della
Scienza nuova, e di verificarne le novità che
vengono proposte. La prima vera novità vie
ne ritrovata proprio nelle rotture cheVico in
traprende non solo con la tradizione carte
siana, ma anche con una lunga tradizione fi
losofica che passa per Epicuro e gli stoici per
arrivare a Hobbes, Spinoza, Bayle e al giu
snaturalismo. Quel che viene preso in consi
derazione è il nevralgico passaggio dal con
cetto di «natura» aquello di «natura delle na
zioni» attraverso un processo di metamorfo
si della Ragione resa significativa dalla pre
senza della Provvidenza, che appare legata a
una funzione specificamente euristica e me
todologica. «E1 filosofo napoletano sustituye
asì la razòn clàsica encerrada epistemològi-
camente y ontològicamente en ella misma
por una visiòn constructivista de la raciona-
lidad» (p. 134).
[M. S.]
32.
G
rant
A. J., Vico and Bultmann on
Myth: TheProblemwith Demythologizing, in
«Rhetoric SocietyQuarterly» XXX (2000) 4,
pp. 49-82.
L’A. paragona la concettualizzazione del
mito in Vico con quella di Rudolf Bultmann
(1884-1976), con particolare riferimento a
un saggio del 1941 dal titolo Nuovo Testa
mento e mitologia. In esso, Bultmann affer
mava che «la cosmologia del Nuovo Testa
mento è essenzialmente di carattere mitolo
gico» (p. 60), auspicando la risoluzione di
quella mitologia nella relazione esistenziale
tra uomo e Dio. Grant ritiene che Bultmann
abbia implicitamente sottoscritto tre assunti
riguardanti la mitologia: che la «verità» è un
qualcosa a cui si può dare espressione solo in
proposizioni razionali; che è possible «demi-
tologizzare» un testo come il Nuovo Testa
mento e di qui isolare un nucleo irriducibile
di significato che possieda una qualche prio
rità sulla forma mitologica nella quale fu
espresso; e infine, che la formamitologica del
Nuovo Testamento è una ‘funzione’ delle
menti primitive che lo redassero. In risposta
alla ‘sfida’ di Bultmann, Grant considera che
tale «demitologizzazione» procede da assun
ti iperrazionalistici che non arrivano a rico
noscere la necessità spirituale e intellettuale
della mitologia. Vico è dunque utilizzato co
me il teorico di un approccio all’identifica
zione e discussione della mitologia che vuo
le essere alternativo. Il filosofo napoletano
rappresenta per l’A. un’opportunità per ri
conoscere l’intreccio di mythos e logos. Vico
sostiene una posizione in cui la metafora non
è né originaria né epifenomenica, non ante
riore né posteriore quanto piuttosto ‘inte
grale’ rispetto al lavoro propriamente intel
lettuale. Riguardo al problema del perché
mai ci sia stato un vangelo scritto, l’A. mostra
che la risposta di Bultmann è coerente con
quella della Scuola della Storia delle Religio
ni (associata ai nomi di David F. Strauss e J.
C. Eichom), secondo la quale la chiesa pri
mitiva, al fine di venire incontro alle proprie
necessità di apologia e di proselitismo, tra
sformò un semplice predicatore palestinese
in un dio messo a morto e risorto. «La rispo
sta vichiana [‘Vicchian’, sic]», ritiene l’A., «è
assai più soddisfacente», giacché, servendo
ci del lessico di Vico, si può dire che, «come
i poeti-teologi dei ‘gentili’ crearono un lin
guaggio, una comunità e una religione attra
verso Giove - il loro primo universale im
maginativo -, così Marco, nello scrivere il
primo Vangelo, creò il primo universale im
maginativo della chiesa primitiva, Gesù di