AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
375
la riflessione vichiana sul significato e il fine
del lavoro intellettuale, già affrontato nelle
Orazioni inaugurali.
L’A., con l’abile intreccio di elementi
biografici e ricostruzione dell’evoluzione in­
tellettuale, mette in luce il rispecchiamento
della vicenda esistenziale nella biografia in­
tellettuale del filosofo napoletano. Da questa
prospettiva, ritornare sul tema del fine degli
studi consente a Vico di fornire una pro­
spettazione «assolutamente nuova» all’itine­
rario che attende la gioventù studiosa, in
quanto ispirato, sottolinea l’A., a un ideale di
saggezza «eroica» elaborato sulla scorta di
personali esperienze. Un appellativo tanto
più denso di significato se si ripensa al tor­
mentato rapporto del filosofo con l’istituzio­
ne universitaria, che per trent’anni l’aveva re­
legato alla non certo prestigiosa cattedra di
retorica, negandogli nel 1723 il passaggio al­
l’insegnamento del diritto. Di qui l’invito ai
giovani a sottomettersi al duro lavoro di
istruzione nelle singole discipline e di perfe­
zionamento individuale, non in vista di ri­
compense, quanto mai aleatorie, bensì mos­
si dalla costante gratificazione raggiunta con
I’automotivazione del loro «spirito eroico»
nel coltivare le facoltà della mente e dell’ani­
mo poste al servizio del genere umano e non
dell’interesse personale. L’itinerario propo­
sto, sottolinea l’A., può dunque condiderar-
si come la presentazione, in forma di pro­
gramma di studi, della novità e della matu­
rità teoretica raggiunta con la Scienza nuova
del 1730 (p. Ili), e che Vico implicitamente
offre quale modello di eroismo filosofico.
[R. M.]
49.
MONTANARI
Marcello, Vico e Grozio,
in «Argomenti storici» II (2002), pp. 67-80.
Il contributo è parte di una raccolta di
saggi che propone uno specifico tema d’in­
dagine: «La recezione di Grozio a Napoli nel
Settecento». Accanto alle pagine di F. M. De
Sanctis su «Grozio filosofo del diritto» (pp.
13-23) e a quelle di S. Mastellone, G. M. La­
briola e M. Bazzoli sulla fortuna del giurista
olandese nella cultura europea tra Seicento e
Settecento (da D’Andrea a Buondelmonti,
da Pufendorf a Barbeyrac, pp. 25 sgg.) si col­
locano i contributi dedicati a Vico e al primo
vichismo di secondo Settecento, da Genove­
si (negli interventi di V. Conti, R. Ajello e
G.
M. Maiorini, cfr. spec. pp. 81-86, 115-118,
130-132) ad Antonio Porpora, l’avvocato na­
poletano, autore di una traduzione italiana
del De iure (1777), studiata da Francesca
Russo in un saggio che anticipa i contenuti
della presentazione dell’anastatica dell’ope­
ra (pp. 137-149, ma cfr. in questo «Avvisato­
re», ad vocem
G
rozio
).
Di Vico e GrozioMarcello Montanari, ri­
prendendo un tema centrale nella letteratu­
ra degli anni Settanta (negli studi ben noti di
Mastellone e Faucci, di Badaloni e Fassò, so­
prattutto), offre un’interessante rilettura che
parte dalle celebri pagine dell’Autobiografia,
per rilevare, nel giudizio sul De iure, la que­
stione del rapporto particolare-universale,
centralissima inVico (p. 68), impegnato asvi­
lupparla in un senso radicalmente antigro-
ziano, in «un orizzonte teorico che, nel ri­
prendere e mantenere il tema di un ‘diritto
universale’,tuttavia tenta di elaborare una vi­
sione più complessa del rapporto tra ‘diritto
naturale delle genti’ e ‘diritto naturale dei fi­
losofi’» (p. 70). E su di esso che nasce uno
dei grandi temi del De constantia jurispru-
dentis, opportunamente colto e commentato
da Montanari per mostrare la significativa
scoperta vichiana delfas commune, quale au­
tentica fonte del diritto, «definita dalla lin­
gua e dalla prassi quotidiana delle genti» (p.
71). Qui si pone in forte antitesi con Grozio
anche la questione delicatissima dell’origine
del diritto (p. 72) e con essa il tema dell’«au-
torità», a sua volta, «originata da quel ‘movi­
mento’ dei popoli che ha saputo mettere in
relazione le parti, le ha legate attraverso
‘esperienze comuni’ e ha inventato un lin­
guaggio comune» (ivi). Al fondo emerge la
prospettiva dell’intera riflessione di Vico che
all’astratto giusnaturalismo groziano oppone
le ragioni delle necessità esistenziali e non i
calcoli delle utilità (ivi). Se Grozio raziona­
lizza la natura e su di essa fonda il diritto, la
Scienza nuova capovolge quest’equilibrio e
vede «la ragione nel suo divenire storico-ma­
teriale o, più esattamente, storicizza la ragio-
1...,365,366,367,368,369,370,371,372,373,374 376,377,378,379,380,381,382,383,384,385,...402