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AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
ne cogliendola nel suo formarsi entro la com
plessità del sentire e del fantasticare umani»
(p. 75). In tale contesto si incontra il vero si
gnificato della «teologia civile ragionata» che
giustamente Montanari colloca al centro del
suo discorso conclusivo, sottolineando, in
Vico, la messa al bando di ogni sacralizza
zione possibile della storia e, insieme, il com
plicato tentativo di conciliare l’esigenza gro
ziana della forma universale del diritto con la
riaffermata fiducia nella «forma spirituale»:
«Il tentativo vichiano di produrre un ‘diritto
universale’, di ritrovare i princìpi di un dirit
to naturale delle genti ‘nel grembo della ve
ra Chiesa’ fallirà, perché l’idea della Provvi
denza non poteva in alcun modo conciliarsi
con il razionalismo giusnaturalistico. Vico
dovrà abbandonare il terreno del giusnatu
ralismo; non riuscirà a diventare un ‘grande
giusnaturalista’, ma aprirà la strada ad una
comprensione della storia come l’unica realtà
che è dato indagare; l’unica in cui si risolve
ogni forma di spiritualità» (p. 76).
[F. L.]
50.
M
orse
J.
Mitchell, Veblen, Kafka, Vi
co, and thè Great Wall of China, in «The Ya
le Review» LXXXVIII (2000) 3, pp. 101 -
110
.
Il tema del saggio è la Grande Muraglia
cinese, la quale si erge non tanto come un ba
stione contro la barbarie quanto come «il
frutto stravagante della corruzione morale
della classe agiata», una figura che sta non
per confine, purezza o differenza, ma piutto
sto per una sorta di compiacimento autorita
rio che dà fondo all’eccesso del suo potere.
In questo senso, Veblen, Kafka e Vico sono
illuminanti per decifrare le dinamiche e i per
corsi più o meno sottesi dell’autorità politi
ca. Di fatto, Vico ricorre in tre pagine diffe
renti, ma è solo nell’ultima che l’attenzione
dell’A. si centra sul filosofo napoletano. L’a
nalisi vichiana della legge, così com’è pre
sentata da Morse, prende le mosse da Kafka,
ma lo scrittore ceco è subito sostituito daPla
tone. L’A. chiede al lettore di «ricordare» che
in Vico «le prime società [...] vennero fon
date da re-sacerdoti, maestri di geroglifici
che solo essi potevano interpretare; quando
vennero rovesciati in conseguenza di rivolte
scatenate dal loro arbitrio, gli eroi - i locali
guerrieri, l’aristocrazia feudale che sostituì i
re-sacerdoti - introdussero un nuovo lin
guaggio [figurativo]» (p. 109). Vico, prose
gue l’A., sembra aver condiviso la sfiducia
platonica per il mito; da questo punto di vi
sta, è Kafka, e non Platone, che si avvicina di
più alla sua posizione, giacché, mentre il mi
to platonico dei metalli è un mito costruito
deliberatamente per spiegare e mettere in at
to un particolare ordine politico, la feticizza-
zione kafkiana della burocrazia non permet
te mai al soggetto politico o al lettore di de
terminare se ci sia o non ci sia una ragione
dietro al bizantinismo dello zelo burocratico.
[D. M.]
51.
N
avarro
GÓMEZ
Francisco, Discur
so lògico y discurso retòrico. Historia de un
problema, io problema de una historia?, in
«Cuadernos sobre Vico» XV-XVI (2003),
pp. 121-150.
Il saggio affronta la questione dello sta
tuto del discorso retorico in una prospettiva
assai estesa, coinvolgendo insieme a Vico
moltissimi interlocutori, dagli antichi ai con
temporanei. L’ambizione di fondo è quella di
ripensare e superare la dicotomia tradiziona
le tra discorso logico e discorso retorico, mo
strando come la rappresentazione umana del
mondo e l’interazione umana col mondo sia
no rispettivamente di natura metaforica e re
torica, sì che il coglimento della loro «verità»
esige l’implicazione di filosofia e filologia
proclamata da Vico. In questo quadro sono
posti in risalto la rivendicazione vichiana del
la «relazione tra linguaggio e costruzione o
configurazione del mondo» (p. 130), i temi
della «natura metaforica» dell’uomo e
dell’«ingegno», la caratterizzazione storica e
«narrativa» della ragione umana (pp. 132
sgg.), fino a prospettare la tesi di una «erme
neutica della tensione, del conflitto, della vi
ta quotidiana [...], della prudenza più che
della scienza» (p. 134) come autentica filo-