AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
òli
sofia dell’umano, il cui concetto di «verità»
può essere solo quello del «verosimile, cioè
[...] una verità retorica [...], poiché nell’am­
bito dell’umano la verità geometrica non esi­
ste» (p. 136).
[L. P. C.]
52.
N
avarro
G
ó
MEZ
Francisco, Las
Oraciones inaugurales y la sabiduria primiti­
va del los italiano, in «Cuadernos sobre Vi­
co» XIII-XIV (2001-2002), pp. 327-333.
Con questo elegante saggio di carattere
introduttivo, l’A. presenta l’importantissima
traduzione da lui appena congedata delle
opere principali del primo periodo della pro­
duzione vichiana. Il volume, che si avvale di
una presentazione di E. Hidalgo-Sema, e di
una introduzione J. M. Sevilla - tra i princi­
pali studiosi spagnoli di Vico - è promosso
dal «Centro de Investigaciónes sobre Vico»
di Siviglia e dalla Stiftung «Studia Humani­
tatis» di Zurigo, e conterrà le Orazioni inau­
gurali, il De ratione, il De antiquissima e il De
mente heroica.
[S. C.]
53.
N
erlich
Brigitte -
CLARKE
David D.,
Mind, Meaning and Metaphor: The Philo-
sophy and Psychology of Metaphor in 19th-
Century Germany, in «History-of-the-Hu-
man-Sciences» XIV (2001) 2, pp. 39-61.
La filosofia di Vico, accanto al pensiero
di autori come W. Goethe e Jean Paul, è as­
sunta dall’A. tra gli elementi fondanti di una
filosofia della metafora successivamente ela­
borata da Gerber, Bies e Nietzsche.
54. Nuzzo Enrico, Figurasde la barbarie.
Lugares y tiempos de la barbarie en Vico, in
«Cuadernos sobre Vico» XV-XVI (2003),
pp. 151-162.
Dedicato alla complessa concezione vi­
chiana della barbarie, questo saggio di Nuz­
zo, nell’esplorame l’articolata e polivoca
stratificazione semantica (la barbarie delle
rozze origini, quella ricorsa e quella dei tem­
pi della riflessione), sa far trasparire nel con­
tempo il carattere che accomuna fra loro le
differenti declinazioni di questo concetto.
Nelle sue varie forme, infatti, la barbarie si
presenta in Vico quale «diversità» irriducibi­
le all’umano, e si configura non solo come la
condizione originaria propria di ogni nazio­
ne civile - che è tale, in quanto da quella si è
gradualmente e faticosamente sollevata, con­
seguendo grazie a religione, matrimoni e se­
polture un assetto a fronte del quale lo stato
primitivo si definisce in tutta la sua «dispre­
giata alterità» (p. 153) -, ma anche come
quell’abisso in cui ogni raffinata epoca di ci­
viltà rischia di precipitare, perdendo così nel­
la caduta tutti i suoi più sofisticati equilibri,
che si spezzano e degenerano nelle sfrena­
tezze istintivo-passionali del più nefando ec­
cesso.
Spontaneità primitiva contrapposta all’i-
naridimento dell’ingegno nelle età della ri­
flessione, senza che questo - avverte tempe­
stivamente Nuzzo - possa tradursi in una
sorta di «filoprimitivismo» alla Herder (p.
158); «ostile liminalità» (p. 153) dell’era più
remota vissuta come alterità radicale (laddo­
ve «radicale» richiama sì l’assolutezza del di­
vergere - dunque: diversitàfin nelle radici -,
ma denuncia anche l’attuale differenziarsi
diacronico del presente dalle sue inaggirabi­
li origini - e allora: diversità «storica» dalle
proprie radici, dalle quali pur sempre «stori­
camente» si proviene); «dismisura» nella
quale può pericolosamente sfociare, sgra­
nandosi, ogni radiosa tessitura di civiltà: so­
no queste le diverse tipologie di una barba­
rie che nel pensiero vichiano non è esclusa
dal dominio della storia, ma anzi ne è il ne­
cessario contraltare. E, infatti, compresa in
essa sia in quanto luogo-tempo da cui ogni
forma di istituzione dell’umano deriva, di­
stanziandosene, e si sviluppa in virtù dell’in­
tervento provvidenziale - quasi a voler evi­
denziare euristicamente e a sottolineare lo
sforzo che all’uomo, benché in ciò sostenuto
dalla divinità, costa la conquista dei costumi
civili -, sia in quanto cono d’ombra che se­
gue sinistramente ogni epoca di sapere di-
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