AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
383
67.
RUGGIERO
Raffaele, La camera oscu
ra della Scienza nuova, in Obscuritas. Retori
ca e poetica dell’oscuro. Atti del XXIX Con
vegno Interuniversitario diBressanone (12-15
luglio 2001), a cura di G. Lachin e F. Zam-
bon, Trento, Dipartimento di Scienze Filolo
giche e Storiche, pp. 333-347.
Il lavoro presenta una breve e coerente
disamina sul concetto di «oscurità» all’inter
no dell’esperienza vichiana, contrassegno di
un’epoca in cui «oscurità e incertezza sono
riconoscibili come elementi distintivi della
cultura in divenire» (p. 334). Il topos dell’o
scurità semantica e stilistica delle pagine vi
chiane viene guardato alla luce di «una strin
gente esigenza di ordine», testimonianza di
«una verace opzione dell’autore afavore del
la chiarezza espositiva, un bisogno di esprit
de geometrie che non resterà del tutto insod
disfatto» (p. 336). Accanto a questa celebre
«oscurità» sempre ricordata dalla critica vi
chiana, l’oscurità delle vicende editoriali,
l’«oscurezza» delle leggi, quella delle origini
e dell’antichissima barbarie: «tutta la mate
ria della Scienza è costituita da un nodo di te
nebre, essa è ‘incerta, informe, oscura’» (p.
339).
[M. S.]
68.
SAVIGNANO
Armando, La reception
de Vico en Unamuno, in «Cuadernos sobre
Vico» XV-XVI (2003), pp. 225-231.
In questo breve studio sulla fortuna del
pensiero di Vico inMiguel de Unamuno, l’A.
approfondisce l’influenza nel filosofo spa
gnolo della concezione vichiana di linguag
gio, fantasia e barbarie. Unamuno si avvicina
allo studio del filosofo napoletano grazie al
la sua amicizia con Croce, e dopo la lettura
della celebre monografia del 1911; di Vico,
approfondisce soprattutto l’idea nuova di
linguaggio; come osserva FA., «Unamuno
afirma con fuerza que el lenguaje es nuestro
nismo pensamiento. De aqui la referencia a
Vico, con el que - se puede afirmar sin exa-
geración -, por aquellos anos que marcaron
el abandono del positivismo y del cientifismo
después de la crisis espiritual e intelectual de
1897, se ha encontrado mas de acuerdo fren-
te al mismo Croce al instinto deanimatión, al
que el pensador vasco atribuye un papel fi
losòfico fundamental» (p. 226). In molti dei
suoi scritti, Unamuno si appella all’autorità
di Vico per contestare il pensiero positivista
e razionalista, presente in Europa a cavallo
tra il XIX e il XX secolo. In modo particola
re in alcuni di essi - da Civilización y cultura
del 1896, all’inedito El mal del siglo - Una
muno riprende il principio generale dei ‘ri
corsi’ vichiani, servendosi delle riflessioni ri
guardo le fasi alterne del ritmo del progres
so e la decadenza dopo la civiltà, per critica
re la fede cieca nello sviluppo, la concezione
hegeliana della storia e, soprattutto, la Wel-
tanschaung razionalista.
[A. Scogn.]
69.
SAVORELLI
Alessandro, Introduzione
a B.
SPAVENTA,
La filosofia italiana nelle sue
relazioni con lafilosofia europea, Roma, Edi
zioni di Storia e Letteratura, 2003, pp.V-
XXX.
La complessa strategia di recupero della
filosofia vichiana operata dallo Spaventa non
può essere isolata dall’itinerario spaventiano
nel pensiero italiano moderno e dalla revi
sione critica dell’hegelismo in chiave risolu
tamente immanentistica. È in questa pro
spettiva che va collocata l’attenta ricostru
zione dell’A. intorno alle vicende intellettua
li e politiche che portarono Spaventa ad ela
borare negli anni dell’esilio torinese la tesi
della circolazione delle idee del Rinascimen
to italiano nella successiva filosofia europea.
Si tratta di un doppio movimento di andata
e ritorno dall’Italia all’Europa, che se da un
lato, valorizzando il Rinascimento italiano,
non più considerato un età di decadenza po
litica e morale, ridimensionava l’esaltazione
hegeliana del ruolo della Riforma nella for
mazione dello spirito moderno, dall’altro ri
leggeva le vicende della filosofia italiana con
temporanea (daGalluppi al Mamiani, da Ro
smini a Gioberti) a partire dal parallelo ri
fiuto della proclamata matrice italica di una