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AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
l’oggetto della sua Scienza nuova è il mondo
storico fatto dall’uomo. Inoltre, lo stesso rag
gio materiale della storia va dilatandosi: il
concetto vichiano di storia racchiude non so
lo la storia politica-militare, ma anche la sto
ria socio-culturale.
[S. W.]
75.
SuLLAM
Simon Levis, «Pensiero e
azione»: Giovanni Gentile e il fascismo tra
Mazzini, Vico (eSorel), in «Annali della Fon
dazione Luigi Einaudi» XXXV (2001), pp.
193-217.
È«nel corso della prima guerra mondia
le» (p. 200) - secondo la ricostruzione stori
ca che l’A. fa esaminando una serie di scritti
compresi fra il periodo bellico e la seconda
metà degli anni Venti - che Gentile rivaluta
la figura di GiuseppeMazzini, considerato in
precedenza estraneo a quella «tradizione del
cattolicesimo liberale» nella quale la disser
tazione su Rosmini e Gioberti ravvisava la
«forza guida del Risorgimento» (p. 199).
L’attenzione partecipe per questo protagoni
sta della storia nazionale ottocentesca, per
l’«apostolo» del primato dei doveri sui dirit
ti, per l’«uomo d’azione» che aveva inteso lo
Stato «come potere della collettività sull’in
dividuo» (p. 201), accompagnò negli anni del
dopoguerra Gentile, dapprima atteggiato a
pensatore civile, poi sempre più sbilanciato
in direzione della militanza fascista ed infine
irrimediabilmente compromesso - come Mi
nistro della Pubblica Istruzione - con il go
verno Mussolini. Il fascino esercitato su di lui
daMazzini lo conduceva a ritrovare nel «van
gelo fascista» la riproposizione del «Vangelo
mazziniano» (p. 205), tendenzialmente ri
dotto però al catechismo dei motti «Dio e il
Popolo», «pensiero e azione» (p. 206), nei
quali il filosofo dell’attualismo doveva trova
re un efficace e popolare aggancio per la sua
concezione dello Stato etico e per quella del
la strettissima connessione fra teoria e pras
si, funzionale all’interpretazione del fascismo
inteso quale filosofia che non si pensa ma si
fa (p. 207). Attraverso Mazzini, dunque, ve
niva consolidata l’idea che il movimento
mussoliniano, poi divenuto regime, fosse l’e
pilogo storicamente necessario del processo
risorgimentale.
Proprio il nesso necessario fra idea ed
azione, presupposto caratterizzante il fasci
smo in quanto pensiero che non voleva esse
re ideale astratto, ma, al contrario, «attività
costruttiva di una nuova vita morale» (p.
208), consentiva a Gentile di giustificare la
«giovanile» violenza fascista delle origini,
eslege sì ma legittima - a suo parere - in
quanto diretta all’istituzione di una nuova
forma di legalità, superiore rispetto a quella
del vecchio Stato liberale. E qui appunto, at
traverso il Sorel delle Riflessioni sulla violen
za (1908) e dei Materiali per una teoria del
proletariato (1919), cade e si comprende - se
condo Sullam - il forzato richiamo alla tesi
vichiana, secondo cui la costituzione delle fa
miglie e poi della società e dello Stato trova
va la propria ragione fondativa in un atto di
forza e nel libero sfogo di passioni violente,
nonché alla teoria del ricorso, alla cui luce la
provvisoria e barbarica illegalità propria del
la fase rivoluzionaria del fascismo appariva
agli occhi del filosofo come una parentesi di
regresso necessaria affinché si realizzasse il
passaggio ascensivo ad una nuova e più com
piuta età della storia italiana. Dunque - os
serva Sullam - per il Gentile ideologicamen
te impegnato a tessere l’apologia filosofica
della violenza squadrista «anche Vico pote
va essere considerato tra i precursori spiri
tuali del fascismo» (p. 211).
[R. D.]
76.
TOMLINSON
Gary, Vico’s Songs: De-
tours at thè Origins of (Ethno)Musicology, in
«MusicalQuarterly»LXXXIII (1999) 3, pp.
344-377.
L’A. considera il canto una forma primi
tiva - o piuttosto originaria - di musica, che
a sua volta ne costituirebbe uno sviluppo,
una conseguenza e un sottoinsieme; in que
sto senso, si confronta con tre protagonisti
della cultura del XVIII secolo, Vico, Rous
seau e Lorenzo Boturini Benaduci (il cosid
detto «vichiano del Messico»), A parere di