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AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
extent that it considered myths tobe thè shell
of a historical nucleus. But it would last un-
til Vico before historical inquiry and thè
study ofmythweremutually integrated. IfLe
Clerc brought history into myth, it was Vico
who concluded thè process by finally inte-
grating myth into history» (p. 142).
In conclusione, l’A. dichiara di non cre
dere che il rapporto tra Le Clerc e Vico pos
sa essere compreso nei soli termini di un’im
probabile influenza esercitata dalle riflessio
ni di Le Clerc sul pensiero del filosofo napo
letano: Vanhaelemeersch - esclusa così l’idea
di una dipendenza di Vico da Le Clerc - rav
visa tra i due un unico ma a suo avviso im
portante punto di incontro, individuabile nel
filo rosso che legherebbe interprétation hi-
storique e mitologia istorica.
[A. Scogn.]
81.
VANZULLI
Marco, Leggie conflitto so
ciale in Vico, in «Quaderni Materialisti» II
(2003), pp. 155-164.
In questo studio Vanzulli considera Di
ritto universale e Scienza nuova in termini di
imprescindibile unità, e indaga sul significa
to che Vico attribuisce al rapporto tra legge
e conflitto sociale. La riflessione di Vico in
torno le leggi e gli istituti giuridici costituisce
una via d’accesso privilegiata per lo studio
della Scienza nuova, se è vero che la questio
ne del significato da assegnare alla trasfor
mazione storica degli istituti storico-giuridi-
ci è all’origine della più ampia «conversione
antropologica» del suo pensiero: «Il motivo
dello sviluppo socio-culturale raggiunge
dunque nellaScienza nuova un orizzontepro
blematico molto più ampio, ma al suo inter
no i risultati della riflessione sulla storia ro
mana, sui suoi istituti giuridico-politici, sul
linguaggio arcaico delle leggi, per quanto
modificati in un’opera che presenta un nuo
vo piano tematico, tendono appunto sostan
zialmente a confluire e a riproporsi» (p. 156).
La storia di Roma - osserva giustamente
l’A. - è la storia di un conflitto, «la cui ragio
ne profonda risiede nell'uguaglianza di natu
ra degli uomini» (ivi). Dopo che al primo sta
to eslege subentra quello sociale, grazie al-
l’affermarsi della vita stanziale-agricola, in es
so germogliano i tratti culturali di una forma
zione sociale arcaica: possesso familiare della
terra, religione degli auspici, jus divino non
scritto. La distinzione tra eroi, detentori del
le proprietà e dell’arcano del diritto, efamo-
li, subordinati economicamente e giuridica
mente, non garantisce nessun equilibrio e
porta ben presto alla sollevazione dei servi,
foriera della costituzione giuridico-politica
dello Stato. Vanzulli riferisce puntualmente
su come la lotta di classe sia descritta da Vico
nei termini di una contesa giuridica condotta
dalla plebe per acquisire i diritti di possesso:
«La questione della proprietà agraria si risol
ve attraverso successive leggi, che indicano,
nei loro gradi, il tipo di formazione sociale,
ossia la forma di composizione del conflitto,
a cui corrispondono. Più in generale, i plebei
lottano prima per un diritto equo, che li ga
rantisca dall’essere trattati come ‘servi dege
neres’; poi per il diritto alle nozze civili e re
ligiose, i ‘connubia’, per potere trasmettere
nome ed eredità; quindi per le cariche di go
verno, gli imperia, per accrescere il proprio
potere pubblico; ed infine per i sacerdozi, ov
vero per il controllo del potere che più a lun
go i patrizi riescono a tenere arcano e inac
cessibile, quello religioso» (pp. 156-157). Co
sì, dagli asili alle repubbliche popolari sino al
le monarchie si disegna la storia ideale eterna,
entro i cui confini il cammino compiuto dal
la plebe verso l’uguaglianza giuridica si rive
la né breve né semplice. Neanche con Augu
sto, poi, il conflitto viene meno. Dal punto di
vista giurisdizionale egli si attribuisce il dirit
to di approvare leggi tribunizie favorevoli al
popolo, demandando ai consoli la legislazio
ne vantaggiosa per il patriziato. Se la legge è
- di regola - una temporanea risoluzione del
conflitto che nasce in seno al processo socio-
culturale di un popolo, «col Principato» no
ta a ragione l’A. «legge e conflitto sociale per
dono, in una certa misura, quel legame che le
congiungeva in modo diretto, si scindono e,
per mezzo di tale separazione, il principe ri
disegna un conflitto immaginario che si situa
tutto sul piano del politico, leggi tribunizie
versus leggi consolari» (p. 159). Per Vanzulli,
Vico è esplicito nell’indicare come piano so-