AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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ciale e piano politico - a prescindere dalla
correlazione che li salda - siano due livelli di
stinti della stessa formazione sociale, tanto
che a ogni conflitto di classe è sempre possi
bile offrire diverse risoluzioni politiche, come
si evince dalla casistica dei governi misti pro
posta nel De uno. La legge per Vico è il terre
no d’incontro tra il livello politico e quello so
ciale, e la sua interpretazione può essere data
solo attraverso il vaglio del contesto politico
in cui nasce. L’ordinamento giudiziario, inol
tre, appare anche come l’espressione dei go
verni che decreta e rende agevole una deter
minata sanzione del conflitto sociale, le leggi
consolari - ricorda l’A. - ne sono l’esempio
più probante. Il conflitto perdura pure dopo
l’instaurazione della Repubblica, quando il
patriziato detiene nelle proprie mani la giuri
sprudenza arcana, soprattutto per quanto
concerne il diritto privato, mentre pretore e
leggi tribunizie emendano, in termini di ugua
glianza, ogni cosa ricordi iniquità e arbitrio.
Alla luce di ciò le leggi, prosegue ancora Van
zulli, assumono in Vico un carattere naturale
e razionale nell’ambito della democrazia e
della monarchia, mentre acquistano un’im
pronta politica nello Stato aristocratico: «Il
potere di legiferare è dunque oggetto di un
secolare contendere, perché è essoil luogopo
litico in cui si risolve, grado per grado il con
flitto sociale. La giurisprudenza tutta nobilia
re dell’epoca eroica passa [...] al popolo, do
po una lunga fase di repubblica mista di go
verno aristocratico e popolare, per giungere
infine nelle mani di uno solo, il princeps, mo
deratore super partes di un conflitto che non
riesce più a regolarsi nel politico, nelle leggi,
ma si logora in una guerra di fazioni senza più
ordine né direzione» (p. 162).
Saldando la nozione di legge al conflitto
sociale, Vico - conclude l’A. -, è stato mosso
da interessi rivolti verso l’ordinamento socia
le e giuridico della comunità umana e verso
tutte quelle condizioni che rendono possibile
un simile ordinamento. In un tale sistema di
pensiero la legge - nella sua migliore espres
sione - risulta la chiave risolutrice del conflit
to, il «pareggiamento delle contrastanti utili
tates secondo 1’aequumbonum» (p. 164).
[A. Scogn.]
82. V
erene
Donald. Ph., Coincidence,
historical repetition, and self-knowledge:
Jung, Vico, andJoyce, in «Journal of Analyti-
cal Psychology»
XLVII (2002) 3, pp. 459-
478.
Il
tentativo junghiano di rintracciare un
senso della ‘sincronia’, intesa come principio
di connessione acausale della vita psichica, è
sostanzialmente isolato nella riflessione con
temporanea. Al contrario, Vico sviluppa una
dottrina dell’esperienza storica e della cono
scenza di sé che fonda metafisicamente il fe
nomeno della sincronia. Il senso metafisico
che Vico attribuisce alla sincronia e la for
mulazione letteraria che Joyce ne offre nel
Finnegans Wake offrono importanti elemen
ti per una fondazione di questo principio al
l’interno del pensiero occidentale moderno.
83.
VERENE
Donald Ph., Lafilosofia e il
ritorno alla conoscenza di sé, a cura di
V.
Pe
pe, Napoli, Vivarium, 2003, pp. XIX-233.
Noto ed apprezzato studioso di Vico,
Donald Ph. Verene ravvisa nel pensatore na
poletano non più il tema di un’appassionata
indagine storico-filosofica, ma la «soglia»
privilegiata di accesso alla tradizione latino
umanistica; quella che - secondo l’A. - con
nette poesia, retorica e sapienza civile e che
può costituire una terza via alternativa al-
l’ormai consueta bipartizione della filosofia
contemporanea in «analitica» - di prove
nienza anglosassone - e «continentale» -
prevalentemente storico-ermeneutica e di
ambiente europeo. Collocarsi e riflettere en
tro l’orizzonte di un tale retaggio filosofico
significa per Verene fornirsi di un apparato
teoretico che è il solo in grado di contrastare
(e non è un caso per una riflessione che si ri
chiama a Vico) il «cartesianesimo imperan
te» (p. XI) nel nostro tempo; un cartesiane
simo del quale è figlio emanifestazione lo svi
luppo indiscriminato del sapere scientifico e
tecnologico, da cui l’uomo, che per il suo tra
mite domina il mondo, è a sua volta domina
to, dal momento che il potere esercitato sul
la natura passa sempre ed esclusivamente at
traverso il medium della «macchina». Da