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AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
questo punto di vista, la prospettiva umani
stica - di cui Vico è il perno centrale - con
sente di riproporre all’attenzione di quanti si
dedicano all’esercizio non puramente acca
demico del pensiero, un modello di filosofia
che, caduto nell’oblio in questa nostra età di
«cartesiana» tecnocrazia diffusa, induce a
concepire il sapere come conoscenza di sé e
del proprio essere mortale da parte dell’uo
mo.
Nei quattro capitoli in cui si articola la
struttura essenziale del lavoro, Verene viene
argomentando la sua posizione teorica. Alla
base di quell’antisocratica dimenticanza del
senso di sé che caratterizza l’uomo del nostro
tempo - egli spiega -, si trova un «impulso
oggettivante» che lo spinge ad abbandonare
la ricerca sul significato della propria vita e a
disperdersi in quella radicale alterità rappre
sentata dal complesso di oggetti intramon-
dani controllabili grazie agli strumenti della
scienza. Associato a questo impulso è l’altro,
definito «tecnico», che l’A. considera radi
cato nel desiderio elegge come egoistica sma
nia di possedere identificantesi con l’esisten
za stessa: poiché per l’uomo contemporaneo
esistere significa possesso, affermazione di
potere, a fronte di cui ogni sforzo di ritrova
mento del sé è espressione di debolezza. Ed
è ancora su di un impulso, quello «specula
tivo» - divergente però rispetto al movimen
to alienante di oggettivazione -, che si fonda
la possibilità per l’uomo di sottrarsi alla ra
gione tecnologica e calcolante e perciò di ini
ziare un percorso di riappropriazione che lo
conduca ad una ripristinata coscienza di sé.
Taleimpulso, in quantomomento aurorale di
autoconsapevolezza, si collega - secondo Ve
rene - al concetto erasmiano di follia, poiché
esso, al pari della visione del folle, è uno
sguardo rovesciato che destabilizza ed inver
te la maniera comune (cioè tecnologicamen
te atteggiata) di rapportarsi alla realtà. La ri
presa della tradizione umanistica non si limi
ta però al tema della follia; infatti Verene con
sidera fortemente pronunciato nell’essere
umano - sebbene non assente negli animali
- «l’impulso mimetico», in virtù del quale
l’uomo può connettere al sapere, interior
mente elaborato nella forma di un rispec
chiamento del mondo, la parola, che, «imi
tando» quel sapere stesso, dà origine a\Yelo
quenza, e a quest’ultima infine può collegare
l’azione, che, risultando a sua volta dalla «mi
mesi» della parola sostanziata di pensiero,
genera la prudenza-
[R. D.]
84. Vico Giambattista, The First New
Science, ed. by L. Pompa, Cambridge, Cam
bridge University P., 2002, pp. 366.
Si tratta della prima traduzione comple
ta in inglese dell’edizione della Scienza nuo
va del 1725, accompagnata da un glossario,
dall’apparato bibliografico e da una biogra
fia della vita e delle opere di Vico; opportu
namente, le note sono soltanto di richiamo
alle fonti. Una densa introduzione di Leon
Pompa apre il volume, affrontando soprat
tutto il tema politico della lettura della teoria
vichiana, e ribadendo come centrale il fatto
che «one of thè principal aims of thè TheFir
stNewScience is to discover thè causes of so
cial and politicai stability in order to enable
us to identify and correct instabilities should
they arise» (p. XXV).
Dal punto di vista filologico, l’edizione
segue il testo proposto da Andrea Battistini
nel volume delle Opere di Giambattista Vico
uscito per Mondadori nel 1990, attualmente
il più autorevole testimone che gli studiosi di
Vico abbiano a disposizione e anche il più re
staurativo della pagina vichiana; anche ri
spetto all’edizione nicoliniana alla quale Bat
tistini pur si affida. Pompa è prodigo peral
tro di informazioni sulle difficoltà tecniche
poste dall’italiano di Vico per un traduttore
anglosassone, che molto spesso non dispone
di equivalenze sufficienti alla resa in inglese.
Un’operazione corretta e accurata da parte
di un acciarato studioso di Vico e della sua
opera.
[M. S.]
85. Vico Giambattista, Statecraft: The
Deeds of Antonio Carafa, ed. by G. A. Pin-
ton, New York, Peter Lang, 2004, pp. 600.