L’IMMAGINARIO NATURALISTICO
43
Come si diceva, è la fondazione sulla base di un tale immaginario ‘or
ganicistico’ a consentire, in notevole se non decisiva misura, di realizza
re fattualmente l’ambizione di conseguire nella conoscenza del contin
gente lo statuto di necessità che tradizionalmente spetta al ‘vero pura
mente epistemico’, alle ‘verità di ragione’.
E così possibile, con tale operazione, riprendere tematiche, mate
riali, di un immaginario naturalistico anche assai consueti, e all’appa
renza consunti, ridislocandoli entro un’inedita generale ‘antropologia
storica’: e quindi sostituire sia il ‘vecchio programma’ di fondare la
scienza dell’umano sulla generalizzazione di una serie di cause e fe
nomeni storici (con il costitutivo scacco delle casistiche infinite mala
mente generalizzate, proprio di tante esperienze di riflessione e di
scrittura in particolare della trattatistica della ‘politica storica’ mo
derna); sia il ‘nuovo programma’ (non tanto di Machiavelli, quanto in
effetti di Hobbes) di fondarla su fisse costanti antropologiche di tipo
sincronico. La nuova ‘antropologia storica’ non a caso però tende ad
essere detta secondo un modulo sistematizzante che non disdegna di
richiamare - magari anche nell’incisività di uno ‘stile aforismatico’ (ma
non ‘frammentario’) - l’andamento di sequenze, largamente nutrito di
figure ‘naturalistiche’, che appare in tante scritture moderne di teno
re storico-politico.
Certo, è incomparabilmente vichiana la capacità di connettere, in un au
dace discorso epistemico, l’«ordine delle idee» e l’«ordine delle cose», il
primo comunque, si ricordi, dovendo «procedere secondo l’ordine delle
cose»6. Ma il ritmo temporale, l’ordine di sequenze dell’«ordine delle co
se», e quindi di quello delle «idee», è il ritmo esemplato sulla traiettoria na
turale di ogni essere organico, ritmo che è poi quello della «storia ideale
6
Sn44,
238, p. 519. Le «cose» possono essere considerate insiemi di fenomeni, via via più
complessi, nei quali si connettono inizialmente le spinte, urgenze, che attengono innanzitut
to alle più elementari «bisogne», «necessità», della conservazione umana e le relative risposte
date dagli uomini, nelle quali si attivano «idee», a loro volta via via più complesse, in un pro
cesso che si configura come una dialettica mai esaurita tra «cose» (che, come condizioni ma
teriali e storiche, hanno incorporato «idee») e «idee». Guardando alla struttura di tale pro
cesso, la primazia delle «cose» porta però con forza l’accento sulla ‘datità’ inaggirabile di un
«ordine» naturale (in senso effettuale e non idealmente normativo) che va dal semplice al com
plesso, dal fanciullesco all’adulto (o al senile): «ordine», si è visto, che è allo stesso tempo la
garanzia e l’oggetto principale della «scienza nuova» del filosofo napoletano. Dovrebbe esse
re superfluo aggiungere che la proposizione vichiana risulta già differente e comunque si col
loca in un contesto teorico del tutto distante da quello entro il quale Spinoza - discorrendo
dell’uguaglianza tra la «potenza di pensare» di Dio e la sua «potenza attuale di agire» - ave
va affermato che «l’ordine e la connessione delle idee è identico all’ordine e alla connessione
delle cose» (B.
SPINOZA,
Ethica
, II, 7).