L’IMMAGINARIO NATURALISTICO
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Come si diceva, è la fondazione sulla base di un tale immaginario ‘or­
ganicistico’ a consentire, in notevole se non decisiva misura, di realizza­
re fattualmente l’ambizione di conseguire nella conoscenza del contin­
gente lo statuto di necessità che tradizionalmente spetta al ‘vero pura­
mente epistemico’, alle ‘verità di ragione’.
E così possibile, con tale operazione, riprendere tematiche, mate­
riali, di un immaginario naturalistico anche assai consueti, e all’appa­
renza consunti, ridislocandoli entro un’inedita generale ‘antropologia
storica’: e quindi sostituire sia il ‘vecchio programma’ di fondare la
scienza dell’umano sulla generalizzazione di una serie di cause e fe­
nomeni storici (con il costitutivo scacco delle casistiche infinite mala­
mente generalizzate, proprio di tante esperienze di riflessione e di
scrittura in particolare della trattatistica della ‘politica storica’ mo­
derna); sia il ‘nuovo programma’ (non tanto di Machiavelli, quanto in
effetti di Hobbes) di fondarla su fisse costanti antropologiche di tipo
sincronico. La nuova ‘antropologia storica’ non a caso però tende ad
essere detta secondo un modulo sistematizzante che non disdegna di
richiamare - magari anche nell’incisività di uno ‘stile aforismatico’ (ma
non ‘frammentario’) - l’andamento di sequenze, largamente nutrito di
figure ‘naturalistiche’, che appare in tante scritture moderne di teno­
re storico-politico.
Certo, è incomparabilmente vichiana la capacità di connettere, in un au­
dace discorso epistemico, l’«ordine delle idee» e l’«ordine delle cose», il
primo comunque, si ricordi, dovendo «procedere secondo l’ordine delle
cose»6. Ma il ritmo temporale, l’ordine di sequenze dell’«ordine delle co­
se», e quindi di quello delle «idee», è il ritmo esemplato sulla traiettoria na­
turale di ogni essere organico, ritmo che è poi quello della «storia ideale
6
Sn44,
238, p. 519. Le «cose» possono essere considerate insiemi di fenomeni, via via più
complessi, nei quali si connettono inizialmente le spinte, urgenze, che attengono innanzitut­
to alle più elementari «bisogne», «necessità», della conservazione umana e le relative risposte
date dagli uomini, nelle quali si attivano «idee», a loro volta via via più complesse, in un pro­
cesso che si configura come una dialettica mai esaurita tra «cose» (che, come condizioni ma­
teriali e storiche, hanno incorporato «idee») e «idee». Guardando alla struttura di tale pro­
cesso, la primazia delle «cose» porta però con forza l’accento sulla ‘datità’ inaggirabile di un
«ordine» naturale (in senso effettuale e non idealmente normativo) che va dal semplice al com­
plesso, dal fanciullesco all’adulto (o al senile): «ordine», si è visto, che è allo stesso tempo la
garanzia e l’oggetto principale della «scienza nuova» del filosofo napoletano. Dovrebbe esse­
re superfluo aggiungere che la proposizione vichiana risulta già differente e comunque si col­
loca in un contesto teorico del tutto distante da quello entro il quale Spinoza - discorrendo
dell’uguaglianza tra la «potenza di pensare» di Dio e la sua «potenza attuale di agire» - ave­
va affermato che «l’ordine e la connessione delle idee è identico all’ordine e alla connessione
delle cose» (B.
SPINOZA,
Ethica
, II, 7).
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