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ENRICO NUZZO
turali, istituzionali, etc., «ad humanae vitae exemplum», secondo un tra­
dizionale andamento in cinque figure («infantia, adolescentia, virilis aetas,
senectus et senium») si riempia di un senso ben più forte di quello affida­
tole nelle
Institutiones oratoriae
per ricostruire la vita «latinae linguae»14.
I testi del
Diritto universale
attendono ancora un’organica indagine in
proposito. Per ora basta cominciare con il dire che già la
Sinopsi
attesta con
chiarezza i risultati conseguiti dall’applicazione del principio individuato di
un ordine «naturale», insieme temporale e logico, alla decifrazione e signi­
ficazione dei fatti storici, spesso i più complessi e oscuri: decifrazione e si­
gnificazione che passano innanzitutto per la loro corretta, necessaria, col-
locazione temporale entro una successione naturale di momenti, fasi, età15.
II testo cruciale per l’indagine sulla materia è sicuramente il
De con­
stantia.
Ma rinviando ad altra sede una sua analisi, mi limiterò ora - per
non fare venire meno d ’altra parte un momento di esemplificazione mi­
nimamente documentata - a portare l’attenzione su presenze di temati­
che rilevanti per il discorso qui condotto individuabili nello stesso
De
uno,
scritto per più versi ancora rispondente ad una più tradizionale im­
postazione sistematico-metafisica. Ebbene, pur entro una tale imposta­
zione, già risulta interessante seguire le varie modalità di scansione e ‘fi­
gurazione’ temporale con le quali vengono rappresentate le storie - che
ancora faticano a non risultare giustapposte - soprattutto delle forme
giuridiche, delle forme politiche, delle produzioni culturali ‘alte’ (in ispe­
cie le idee filosofiche), e così via: tuttavia già con un tentativo di riab­
bracciare tutte le forme dell’umano mediante il ricorso al nesso ontoge­
nesi-filogenesi, all’idea di un processo complessivo scandito secondo un
preciso ritmo di età.
14 G. Vico,
Institutiones oratoriae,
a cura di G. Crifò, Napoli, 1989, par. [36], pp. 242
sgg. Non scorrettamente la traduzione rende esplicita la connotazione propria alla «Decre­
scens aetas», alla prima vecchiaia, con «decadenza»: cfr. pp. 244-245.
15 «La natura degli uomini è così fatta che
prima
attende al necessario,
poi
al commodo,
finalmente
al piacere [...]. La stessa natura degli uomini è pur così fatta che
prima
avvertono
alle cose che ci toccano i sensi,
poi
a’ costumi,
finalmente
alle cose astratte; e con quest
'ordi­
ne
procede la storia de’filosofi [poiché]
primi
furono i fisici,
dipoi
Socrate richiamò la mora­
le dal cielo,
finalmente
venne Platone e gli altri divini» (cfr.
Sin.,
p. 7, il corsivo è mio). La chia­
ve è naturalmente nella posizione cruciale del nesso ‘ontogenesi-filogenesi’: «i
fanciulli inten­
dono
i soli particolari; onde gli più ingegnosi non si sanno spiegare che per somiglianze. Co­
me, nella
puerizia del mondo
tutto
ad un colpo vifurono
uomini che intesero le repubbliche,
che sono gli universali de’ commodi umani?»
(ivi,
il corsivo è mio). Pare interessante osser­
vare come, sul finire della
Sinopsi,
il condensato riepilogo del «progresso non interrotto di
tutta la storia profana», scorrendo dalla primigenia condizione degli uomini gentili caduti nel
«Caos o confusione degli exlegi» giunga al «finalmente» degli «imperi» senza ancora avva­
lersi di una precisa scansione di tempi, età.
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