L'IMMAGINARIO NATURALISTICO
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va dell’umano con ben altra sicurezza e felicità. Come è ben noto, egli
avrebbe disposto il processo naturale della vita del genere umano lungo
le celebri tre età, nelle prime due delle quali gli uomini, nella loro fan­
ciullezza e adolescenza, si sarebbero avvalsi dei poteri delle «facoltà in­
gegnose» ad esse proprie, e i «tempi umani» della maturità avrebbero
conosciuto la conquista, mai però rassicurata, delle forme più alte del
«vero» e del «giusto». Nello stesso tempo Vico - come si è sopra accen­
nato - avrebbe coltivato altre modalità di un ‘immaginario naturalisti-
co’, accanto a questa ‘ascendente’: modalità atte a rappresentare la con­
dizione ‘parabolica’ di forme strutturali della natura umana (e quindi dei
‘costumi’ e delle relative istituzioni politiche, etc.) o anche ‘discendente’
(come nel caso delle espressioni delle ‘facoltà poetiche’).
Ma su ciò - dopo i concisi momenti di esemplificazione ricostruttiva for­
niti - occorre qui fermarsi. Allo stesso modo non è in questa sede possibi­
le allargare il discorso, se non per un cenno, su di un tema che pure rientra
significativamente in un discorso che riguarda ‘Vico e il naturalismo’.
Mi riferisco all’assunzione nel suo pensiero di una dimensione in qual­
che modo ‘normativa’, ‘oggettivistica’, del procedere dei fenomeni, dei
soggetti collettivi, delle «nazioni» secondo un andamento «naturale»
(cioè spontaneo, ma anche cadenzato secondo un opportuno, «giusto»
ritmo temporale). Si tratta anche in questo caso di indagare le modalità
‘naturalistiche’ sottese alla concezione e trattazione del corso ordinario
delle «cose civili», del giusto cammino lungo di esso, connesso poi ai te­
mi della conservazione e durata delle forme politiche, della produttività
storica dell’operato delle nazioni, etc. In tal senso - si può ricordare - se
tutte le nazioni
non possono non
seguire lo stesso «corso di cose umane
civili» (ma non tutte di necessità tale corso per intero), vi sono nazioni
(in realtà segnatamente, con piena produttività storica, gli esemplari Ro­
mani) che «camminarono
giusti passi,
facendosi regolar dalla provvi­
denza per mezzo della sapienza volgare, e per tutte e tre le forme degli
Stati civili,
secondo il loro ordine naturale
[...] durarono sopra di cia­
scheduna finché
naturalmente
alle prime forme successero le seconde; e
custodirono [...] la monarchia finché all’interne ed esterne cause che di­
struggono tal forma di Stati poterono
umanamente
resistere»21.
21
Cfr.
Sn44,
1088, pp. 953-954: in una pagina che è densissima tanto di riferimenti alle con­
dizioni naturali, ‘climatiche’, che ad una sotterranea concezione ‘naturalistica’ di un’oggettiva,
normativa, misura delle forme e dei tempi dell’umano. In tal senso appare chiaro che i «giusti
passi» nel tempo sono analoghi alle «giuste misure» fisiche degli uomini (da loro perse quando
si sono allontanati dai costumi umani, così diventando immani, smisurati esseri giganteschi). Ben
diverso il caso invece segnatamente di Greci e Francesi: su questi ultimi, sull
'«immaturo
passag­
gio dalla barbarie alle scienze più sottili», cfr. in ispecie
Sn44,
159, p. 502 (il corsivo è mio).
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