L’IMMAGINARIO NATURALISTICO
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le ‘figure’ attraverso le quali si riveli eventualmente una concezione della
natura umana per la quale questa presenta taluni elementi ad essa ‘dati’, e
tali da dovere essere oggetto di un dinamismo che si rivela dunque svi­
luppo di un ‘dato’ strutturale, semplicemente latente. Si tratta di rendere
oggetto di indagine le modalità teoriche e le rappresentazioni ‘figurali’ at­
traverso le quali si esprime una comprensione della natura umana come
qualcosa definibile nei termini di una ‘sostanza’ che si sviluppa.
Ho già avanzato altre volte la proposta critica di leggere il complesso
delle operazioni teoriche prodotte da Vico nei confronti del pensiero ‘tra­
dizionale’ nella chiave, non esclusiva, di una ‘logica della contrazione’. In
ubbidienza a tale logica, la riassunzione da parte di Vico di talune temati­
che ‘tradizionali’ avviene a patto della loro contrazione, e trasformazione,
in noccioli residui di nuovi assetti teorici e lessici concettuali, idonei a ri­
spondere a interrogativi cruciali provenienti da molti dei più vivaci dibat­
titi affermatisi nella cultura europea tra fine ’600 e primo '700.
V’è poi anche un più intrinseco movimento ‘contrattivo’ che gover­
na tratti fondamentali del pensiero vichiano, e ne spiega la straordinaria
concentrazione di una concettualizzazione costitutivamente ‘ossimori-
ca’, nella quale un termine di una coppia concettuale contiene, in sé con­
tratto, un altro termine: il «vero» nel «certo», l’«universale» nel «fanta­
stico», già nel
De uno -
si è visto poco fa - lo «iustum» nelle diverse for­
me (anche crude e violente) di «auctoritas», e così via.
Ma v’è ancora, forse, un momento di più remota e fondante ‘con­
trattività’, esercitata stavolta sul nocciolo più indigesto ad essere assun­
to nel linguaggio vichiano: si tratta cioè della eventuale valenza - si è co­
minciato a vedere - ‘metafisico-naturalistica’della stessa percezione del­
lo sviluppo storico dell’umano, cioè di un rinvio ad una data ‘naturalità’
della plastica natura umana.
È evidente la delicatezza del punto. Qui si tratta infatti di ripensa­
re - anche se non di mettere totalmente in gioco - un punto che attie­
ne in modo decisivo alla ‘modernità’ di Vico22. E in gioco, sembrereb­
be, la divaricazione del pensiero suo dalla tradizione speculativa me­
tafisica, specie da quella, di impronta aristotelica, della metafisica del­
la ‘sostanza’ (per la quale questa è una forma ‘data’ che si spiega natu­
ralmente verso la sua ‘causa finale’).
Ora, la divaricazione della riflessione vichiana da quella tradizione è
apparsa alla più parte degli interpreti come la più forte e insanabile, se è
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Nel senso - sia chiaro - che si è profilato, in un discorso che vuole tenersi fuori da piutto­
sto consunte controversie su Vico e i suoi contemporanei, sulle sue conoscenze di autori e testi
moderni, o anche su sue assegnazioni di ufficio a questa o quella stagione della cultura europea.
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