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ENRICO NUZZO
vero che l’autore della
Scienza nuova
inaugura, contro vecchie e nuove
metafisiche, il compito arduo di elaborare una «filosofia come scienza
umana, volontariamente preclusa alle decifrazioni dei segreti del cosmo»
(e quindi schierata contro ogni logica fondata sull’alleanza tra fisica e me­
tafisica, come ha osservato Tessitore)23.
Eppure, nel caso si affermi, e risulti affermazione fondata, che remo­
to, perché profondo, fondamento della storia stessa, e quindi del discorso
vichiano su di esso, è un lascito originario, quel «barlume» del vero su
cui opportunamente portava l’attenzione Capograssi, allora si deve scor­
gere la presenza anche di un rassicurante nocciolo ‘naturalistico’, meta­
fisico, a base di quel discorso: pure se esso, nelle sue esigenze e moven­
ze più significative, comunque per noi le più interessanti e feconde, si
mostra proiettato in una direzione non naturalistica, antinaturalistica,
anche, in considerevole misura, antimetafisica.
Ebbene, tale non marginale traccia di fondamento metafisico naturali­
stico è da ritrovare - a mio parere - nell’idea di una «sostanza umana», di
una «vera natura dell’uomo», che, prima ancora dell’inizio della storia (del­
la storia dei gentili dopo l’erramento ferino), del cominciamento (o ri-co-
minciamento) dell’umano, è ridotta, appunto contratta, entro alcuni, «se­
polti», «semi eterni di vero», «semi eterni del giusto», che detengono ed
esprimono nella loro potenza «la forza del vero» che la divinità non ha vo­
luto abbandonasse anche gli uomini più miserevolmente caduti24.
Ora del nesso forte che stringeva assieme strettamente le idee e le fi­
gure della «vis veri» e dei «semina veritatis» Vico era in effetti avvertito,
e probabilmente era anche edotto di svariati antecedenti di una lunga
tradizione di idee e di cruciali figure metaforiche: antecedenti propri in
particolare di linee di riflessione stoiche, ebraiche, neoplatoniche, che
avevano lasciato in tal senso tracce su diversi autori divenuti ‘fonti’di Vi­
co25. Ma a lui era certamente impedita una piena tematizzazione del si-
23 Cfr. P.
PIOVANI,
Vico e lafilosofia senza natura
, che cito nel volume di scritti vichiani di
Piovani nel quale quel saggio estremamente importante è poi rifluito,
Lafilosofia nuova di Vi­
co
, Napoli, 1990, p. 74.
24
Sn25,
49,51, pp. 1010-1011. Non mi soffermo qui sulla presenza di tali figure in prece­
denti testi vichiani e sulle possibili ragioni del successivo venire meno - che non va taciuto - del­
la particolare figura metaforica dei semi di verità.
25Anche su tale argomento rinvio ad altra occasione una presentazione più distesa almeno
delle principali correnti che hanno alimentato la tradizione di idee e figure che si concentra nel­
le metafore dei «semina veri», «semina virtutum» collocate in una più ampia costellazione di
metafore ‘biologiche’, ‘botaniche’ (l’albero, il giardino, etc.), ma in ultimo rinviami almeno in
larga misura - si può sostenere - ad una più vasta e segreta metaforica della «possente verità».
Ugualmente mi astengo dall’inoltrarmi nel resoconto delle più interessanti voci della letteratu­
ra critica (in verità non molto ampia) che ha investito fonti o esiti della variegata storia di una
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