L’IMMAGINARIO NATURALISTICO
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gnificato che aveva assunto una tale tradizione, nella quale per tanta par
te egli si iscriveva, in ordine ad una insondabile configurazione della ve
rità come «possente» e «diffusiva», per riprendere note indicazioni di
Blumenberg. Insondabile, e in ultimo indicibile, perché in ultimo fon
data su di una oscura ‘dazione di senso’ quanto al rapporto tra uomo e
verità, affidata alla scelta figurale di rappresentare questa come provvi
sta di un carattere appunto ‘diffusivo’: carattere, statuto, della diffusività
che peraltro caratterizza tutta la tradizione classico-umanistica del «sen
so comune» riabilitata da Vico.
Comunque tali «semi» di verità sono testimonianza di un rapporto
originario - pre-storico e fondativo della storia stessa - poi smarrito, ma
da ri-produrre il più possibile, con la «verità», l’«ordine», P«Essere as
soluto»26. Il tema di una originaria «vis veri» dal
Diritto Universale
tra
smette alla
Scienza nuova
l’idea sia di tale fondamento di vero coessen
ziale alla natura umana, sia il suo carattere ‘conativo’, tensionale, dina
mico. Resta comunque che solo per la presenza nativa di tali «semi eter
ni di vero», di «giusto», è in grado di «più e più
spiegarsi
la mente uma
na sopra la sua vera natura», possono di sempre più
«spiegarsi»
le «idee
umane, i diritti e le ragioni», liberandosi finalmente da ogni «corpulen
za» e invece «condotte al loro puro e vero principio, che è la loro pro
pia sostanza, che è la sostanza umana, la nostra volontà determinata dal
la nostra mente con la forza del vero»27. Che è linguaggio - come si può
vedere - che utilizza un immaginario naturalistico entro un discorso che
non è assolutamente ‘naturalistico’in senso ‘forte’, la «mente» non emer-
tematica che conosce modulazioni svariate, anche alternative, circa i caratteri della natura uma
na iscritti nei suoi «semina» (v’è anche il peccaminoso «semen malorum»...): in primo luogo -
lasciando da parte i «semi» del materialismo atomistico antico - quelle stoiche, della tradizione
ebraica (Filone di Alessandria, etc.), ma pure della tradizione agostiniana, del platonismo rina
scimentale (Leone Ebreo, etc.). In particolare pagine interessanti sono state dedicate da M. C.
Horowitz agli esiti della tematica dei «virtutum ac scientiarum omnium semina» in testi di Bo-
din (autore peraltro non secondaria fonte vichiana) quali il
Theatrum
, il
Colloquium heptaplo-
meres,
etc. Per lo più è però mancato l’apporto di una prospettiva teorica e metodica di impronta
‘metaforologica’ che consentisse di valorizzare adeguatamente i sondaggi effettuati.
Un’indagine sistematica in proposito, relativa a Vico, dovrebbe essere allargata all’am
biente culturale napoletano da lui frequentato. Ad esempio Paolo Mattia Doria ben noto, in
tellettuale platonizzante legato a Vico da lontani vincoli di amicizia, in ambito gnoseologico
più volte si rifaceva a «quei semi del vero, che, al dir di Platone, in tutti sono dalla natura in
seriti» (cfr. P. M.
D
oria
,
La vita civile..Seconda edizione...,
in Augusta, Appresso Daniello
Hòpper, p. 23).
26 Secondo le parole di G.
CAPOGRASSI,
Dominio, libertà e tutela nel ‘De uno’,
in
Per il se
condo centenario della
Scienza nuova
di G. B. Vico (1725-1925),
Roma, 1925, poi in
Opere,
voi. IV, Milano, 1959, pp. 15-16.
27
Sn25,
49,51, pp. 1010-1011.