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ENRICO NUZZO
gendo dalla «corpulenza», ma al contrario essendo una forma che in cer
to modo la precede (come una sostanza latente) e appunto poi è orien
tata a liberarsene.
L’interprete che comunque metta tra parentesi tale complessiva tema
tica, questo punto cardine della speculazione, tende a trascurare la ricer
ca e assunzione di un fondamento (in ultimo metafisico, e di tenore chia
ramente ‘ortodosso’), su cui poggia la produzione di quel «facere» uma
no a proposito del quale è poi formulabile il principio epistemologico del
«verum-factum»: onde la subordinazione del principio epistemologico al
la sua premessa metafisica, pur se questa può a sua volta, nell’ordine del
la conoscenza, essere considerata come il risultato di un’indagine ‘aposte-
riorica’, alla quale «filosofia» e «filologia» abbiano collaborato.
Ed è mia convinzione che non sia possibile comprendere appieno la
genesi, e la più parte degli sviluppi, della filosofia vichiana trascurando,
o sottovalutando, in primo luogo l’ideale di un sapere a destinazione ci
vile, e quindi interrogato circa le sue possibilità ‘diffusive’, ‘comunicati
ve’, dei princìpi del vero, del giusto; in secondo luogo, e soprattutto, l’es
senzialità dell’esigenza di ritrovare un «ordine», sia pure un ordine (poi)
unicamente nella storia, sia pure un ordine puramente dinamico: un or
dine, allora, di cui si possa dimostrare che si può averne «scienza», aven
do esso i caratteri dell’‘universalità’e della ‘necessità’. Ma ciò perché es
so è naturalmente intrinseco alla «vera natura» umana, alla sua sostan
za, cioè alla sua «mente» in quanto depositaria della «vis veri»28.
Ma tutto ciò significa ammettere che si può rinvenire la traccia di un
rassicurante nocciolo ‘naturalistico’ al recondito fondamento dello ‘spie
garsi’di una filosofia pur decisamente proiettata in una direzione non na
turalistica, nelle sue esigenze e comunque risultanze ultime: quasi a ri
presentarvi il nucleo residuo del modello aristotelico dello sviluppo di una
sostanza che si attualizza spiegando le note delle propria essenza, ten
dendo a procedere verso la propria causa finale, la sua vera forma.
Certamente, ciò detto, è facile passare poi a segnalare gli enormi ‘li
miti’, a propria volta, del ‘naturalismo’, degli stessi tratti di una metafi
sica originariamente tradizionale, nel pensiero di Vico.
In primo luogo questi sceglie di argomentare lo «spiegarsi» della «so
stanza» umana unicamente sul concreto, effettuale terreno dell’analisi
del «mondo civile», sottraendolo drasticamente al mondo delle «cose na
turali».
28
Almeno sul tema cruciale delTordine’, sul quale da diversi punti di vista sono finora
intervenuto, pare opportuno rinviare più determinatamente a miei lavori: su di esso si veda in
particolare il mio volume
Tra ordine della storia e storicità
..., cit., specie pp. 42 sgg.