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GIUSEPPE CACCIATORE
che Vico possa legittimamente esser collocato in quell’incrocio intellet­
tuale che, da Leibniz a Kant e alle prime filosofie post-kantiane, è stato
definito col termine generale di «origini dello storicismo»1. Ma questa
collocazione non è da intendere solo nel senso riduttivo di uno sposta­
mento da una genealogia ad un’altra. Essa, piuttosto, vuol segnare la di­
stanza che corre tra le considerazioni vichiane sulla storia e ogni visione
finalistica ed assoluta del processo storico. Ora, questa operazione (che,
come si è detto, presuppone un paziente supporto di analisi critico-te­
stuale) può avere senso e valore solo nella misura in cui, da un lato, lo
‘storicismo’ di Vico viene ritematizzato (e, dunque, ricontestualizzato)
alla luce dei plessi concettuali che gli sono propri (il rapporto tra meta­
fisica e storia, la valenza sia gnoseologica sia filosofico-sistematica del
nesso
verum/factum
e, con esso, l’introduzione di una inedita e radicale
«logica del concreto»2, il significato della teologia civile «ragionata» del­
la provvidenza) e, dall’altro, ridiscusso senza perdere mai di vista la fi­
nalità civile e ‘pratica’ (oltre che di unificazione metodica del sapere del­
le scienze umane) della ‘scienza nuova’. Cercherò, neH’ultima parte di
questa relazione, di chiarire in che senso si possano ancora oggi utiliz­
zare alcuni passaggi-chiave della filosofia vichiana in una declinazione
storicistica. Prima però è forse opportuno ripercorrere, sia pur in ma­
niera sintetica, qualche tappa significativa della storia delle interpreta­
zioni storicistiche dell’opera vichiana.
2.
Vico nella tradizione del primo storicismo italiano.
Una delle carat­
teristiche peculiari del periodo storico tra la fine del secolo XVIII e gli
inizi del secolo XIX, è in Italia, come nell’intera Europa, la centralità che
viene assumendo la riflessione filosofica sulla storia. Intorno a questo
motivo centrale si addensano, infatti, sia gli elementi di continuità e tra­
sformazione delle filosofie illuministiche, sia i momenti di aperta critica
che, verso queste posizioni, vengono espressi dall’idealismo e dalle sue
articolate manifestazioni, specialmente nel senso della ricerca delle for­
me di transizione della ragione dalla mera sensibilità alla razionalità pie­
namente dispiegata. In questo generale contesto va segnalata una forte
specificità della situazione culturale italiana che si caratterizza proprio
per l’ampiezza che assume il dibattito sulla «utilità e la certezza della sto-
1 II modello classico di riferimento è ovviamente il Meinecke di
Die Entstehung des Hi-
storismus.
Sul tema restano per me fondamentali le indicazioni contenute nei numerosi saggi
vichiani di Pietro Piovani, raccolti ora nel volume postumo dal titolo
La filosofia nuova di Vi­
co
, Napoli, 1990 e in quelli di Fulvio Tessitore, tra cui segnalo innanzitutto
Vico tra due stori­
cismi,
che sta in Id.,
Dimensioni dello storicismo
, Napoli, 1971, pp. 11-31.
2 L’espressione è ancora del Piovani.
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