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MAURIZIO MARTIRANO
dall’idealismo e dal neoidealismo italiano giacché, secondo Ferrari, pur
presagendo i problemi del nuovo secolo, il filosofo della
Scienza nuova
resta estraneo ad esso, non essendo stato in grado di adattarsi alla nuo­
va forma di civilizzazione. Ciò significa che per Ferrari il discorso intor­
no a Vico va sempre contestualizzato, per cui l’analisi genetica e crono­
logica delle sue opere può essere realizzata solo tracciando storicamen­
te l’itinerario compiuto dalle idee vichiane, le quali raggiungono la loro
piena maturazione solo nel XIX secolo che ne ha saputo riconoscere i
meriti. Il ‘genio’ di Vico può così essere considerato un ‘anacronismo’,
un’eccezione con un carattere eminentemente storico, da indicarsi tan­
to negli errori commessi quanto nel continuo, fecondo, germogliare del­
le sue idee, espressione della propria epoca ma maturate e comprese so­
lo successivamente.
Tuttavia, il senso più profondo dell’operazione ferrariana sta nel ri­
conoscimento di Vico come fondatore della filosofia della storia, vale a
dire di quella nuova scienza - definita anche come «scienza dei misteri»
(nella sua capacità di scandagliare le origini dell’umanità), «scienza del
pensiero» e «scienza dei principi» (che «chiede al vero stesso un altro
vero sempre superiore»9) - grazie alla quale la politica può trasformare
e comprendere i fatti che la determinano all’interno del complessivo pro­
cesso di civilizzazione. La filosofia della storia deve aprirci alla dimen­
sione del futuro insegnandoci «a trarre l’avvenire non da un pensiero iso­
lato ma da una continua tradizione», ed è da intendersi kantianamente
come ‘congetturale’ - in quanto si aggira tra ipotesi - e allo stesso tem­
po mutevole e mobile. Da ciò deriva che il richiamo alla fattualità è in
Ferrari filtrato dal riconoscimento della via verso il vero e il giusto, per
cui l ’uomo conosce ciò che egli stesso crea, e le cose gli appaiono non
quali sono in sé, ma come si rivelano attraverso la mediazione della sto­
ria positiva e della storia ideale, garante della possibilità del mutamento
dell’ordine dato.
Emblematico da questo punto di vista lo
Essai sur le principe et les li­
mites de laphilosophie de l’histoire,
edito a Parigi nel 1843, lavoro che in
qualche modo si può considerare come concludente una fase della ri­
flessione ferrariana incentrata soprattutto intorno a Vico e a Romagno-
si. Dopo aver ragionato, nella prima parte
deWEssai,
sulle idee in quan­
to prodotto dell’attività umana, sulla loro genesi, sulla possibilità di di­
stinguere la verità dall’errore, in definitiva sulle caratteristiche tipiche
dell’intelletto umano e sui suoi procedimenti conoscitivi, Ferrari, nella
seconda parte, tracciando la storia ideale dell’umanità, incontra Vico co-
9 G . F e rra ri,
Prolusione al corso difilosofia della storia,
M ilano, 1863, p. 5.
1...,52,53,54,55,56,57,58,59,60,61 63,64,65,66,67,68,69,70,71,72,...402