VICO IN ALCUNI MOMENTI DELLA TRADIZIONE RISORGIMENTALE ITALIANA
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me l ’autore che, considerando la scienza storica dal punto di vista delle
nazioni, ha abbracciato una teoria sperimentale della storia (ed è signi­
ficativo il forte richiamo condiviso - come si vedrà - anche da Cattaneo,
al filone galileiano-baconiano indicato, in contrapposizione al cartesia-
nesimo, come un nuovo e significativo momento per la nascita del pen­
siero moderno). Secondo Ferrari, Vico, sulla scorta di un modello er­
meneutico e metodologico elaborato originalmente, vale a dire il ‘tipo
ideale’, ha utilizzato la storia di Roma nella lettura dell’epoca moderna,
seguendola piuttosto che nella sua realizzazione concreta e fattuale, nel­
le leggi dello spirito umano. Influenzato da Platone, il filosofo napoleta­
no ha tenuto insieme le nozioni necessarie e quelle contingenti, consi­
derando lo sviluppo delle volontà e delle azioni umane come dirette dal
pensiero, dalle idee, stabilendo una stretta connessione tra filosofia e fi­
lologia, la quale è in grado di scoprire il genere umano all’origine, nelle
capanne, per seguirlo nel suo sviluppo fino alle accademie dei filosofi.
Un tale schema influisce nell’indicazione delle tre epoche che hanno con­
dotto l’umanità dalla barbarie alla civiltà - lo stato di natura, le città eroi­
che e i governi umani - , ciascuna delle quali costituisce una configura­
zione particolare di storia. Infatti, se nello stato di natura agisce una sto­
ria materiale della società, nella quale si manifesta sempre un’idea inna­
ta (i semi di un eterno vero), un tipo eterno della ragione che presenta
un sia pur embrionale diritto filosofico (dato, per esempio, dall’immagi­
ne della monarchia che si riflette nelle famiglie, anche se fin quando trion­
fano i plebei la giustizia viene compresa nella sua universalità e gli inte­
ressi sono uguali giacché si applica a tutti i membri della società una stes­
sa legge), proveniente «dalla generalizzazione democratica delle leggi po­
polari, che sono le ultime occasioni del risveglio delle idee nello spirito
dei filosofi»10, successivamente una forza superiore si sostituisce agli in­
teressi materiali del primo stadio civile, per cui la poesia religiosa si pre­
senta come il primo riflesso delle idee della ragione, che troveranno una
loro più adeguata realizzazione solo nei governi umani. Proprio qui, nel­
la chiara e consapevole distinzione tra epoca barbara e epoca civilizzata,
vale per Ferrari la famosa affermazione aristotelica secondo cui
«nihil est
in intellectu quod prius non fuerit in sensu»,
e, conseguentemente, «non
vi è nulla nella riflessione dei popoli che precedentemente non è stato
nella loro immaginazione, nella loro poesia, nella loro religione»11. Ci
troviamo, a mio parere, in un punto teoricamente rilevante, giacché il
10 Id.,
Essaisur le principe etles limites de la philosophie de l’histoire
, Parigi, 1843, p. 100.
n Ibid„
pp. 101-102.
1...,53,54,55,56,57,58,59,60,61,62 64,65,66,67,68,69,70,71,72,73,...402