VICO IN ALCUNI MOMENTI DELLA TRADIZIONE RISORGIMENTALE ITALIANA
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i popoli che non avevano perso l’assistenza di Dio e quelli smarriti e ido­
latri [ ...] . Dall’altro lato, egli sottoponeva in linea di massima anche il
costituirsi dei fenomeni di tutte le forme di civiltà allo stesso tipo di spie­
gazione razionale, cioè di loro esplicazione in termini di risposte unifor­
mi e costanti cause generali di ordine naturale»29. A mio parere, Catta­
neo sa cogliere questi passaggi del discorso vichiano, giacché, pur con­
siderando che i popoli e le nazioni attraversano diversi luoghi nel loro
percorso civile, pone nella città il ‘principio ideale’ della storia umana e
riconosce in essa il rapporto tra la dimensione universale dei diritti e l’ac­
certamento delle differenze storiche e culturali che hanno portato a dif­
ferenti concetti di città anche nella storia italiana. Ora qui non interessa
mettere in luce il fatto che per Vico la città aveva un carattere aristocra­
tico e nativo che Cattaneo rifiutava e criticava30, giacché sono evidenti i
punti di dissenso che distinguono le due posizioni, tuttavia occorre met­
tere in chiaro che anche nella città si poteva realizzare per Vico una co­
mune utilità per gli uomini che potevano incontrarsi e comunicare tra
loro attenendosi ad una giustizia equa ed eguale, per cui la giustizia co­
me comunicazione di utilità è il fondamento di ogni società. Ed è pro­
prio tale consonanza di ragione e autorità che può trovarsi espressa nel­
la città come principio ideale di Cattaneo, giacché essa è il risultato di un
processo storico-antropologico degli istituti civili delle umane nazioni,
che ha nella città una connotazione funzionale alla sua natura storico-ge-
netica e una valenza prettamente politica. Nella città, infatti, si celebra il
luogo dell’affermazione del ceto medio e della borghesia imprenditoria­
le - l ’ordine cittadino inteso come anima della nazione - , capace di rea­
lizzare il «senso e l ’interesse della rivoluzione»31, per cui nella città si in­
carna una democrazia sostanziale capace di orientare la propria storia se­
condo volontà e ragione, principi e interessi. Soltanto questa istituzione
può, nella prospettiva cattaneana, indicare alla società italiana la vera via
da seguire per una partecipazione attiva dei cittadini alla vita statale e
politica, giacché è nella città che si realizza una forma di democrazia in
grado di misurarsi con i bisogni dei cittadini, ai quali si deve riconosce­
re l ’ancoraggio ad una base giuridica costituita dal consenso alle leggi.
Una tale complessa e delicata problematica, trova un primo approccio
29 E.
NUZZO,
I luoghi dell’umanità in Vico,
in
Pensarpara el nuevo siglo. Giambattista Vi­
co y la cultura europea,
3 voli, a cura di E. Hidalgo-Sema, M. Marassi, J. M. Sevilla, J. Villalo-
bos, Napoli, 2001, voi. II, pp. 490-491.
30 Cfr.
D.
FRIGESSI,
La città: un principio popolare,
in
Carlo Cattaneo e il ‘Politecnico’,
Mi­
lano, 1993, pp. 222 sgg.
3 1 C. CATTANEO,
Dell’insurrezione diMilano nel 1848 e della successiva guerra,
in Id.,
Ope­
re scelte,
a cura di D. Frigessi, Torino, 1972, voi. II, pp. 25-28.
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