VICO IN ALCUNI MOMENTI DELLA TRADIZIONE RISORGIMENTALE ITALIANA
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voluzione materiale», erano mancati gli ‘eroi’ e i ‘geni collettivi’ vera espres­
sione dei bisogni di un popolo36. In tale prospettiva venivano delineati i
tratti di una filosofia della storia tesa a realizzare un’idea di ‘socialismo’ sal­
data alla realtà storica italiana, lungo il cui itinerario il progresso che cia­
scun momento storico segna rispetto a quello precedente è scandito dalle
rivoluzioni. In Pisacane, quindi, agisce chiaramente l’idea di una forza in­
terna motrice della quale occorre individuare la legge attraverso lo studio
positivo dei fatti, per cui l’intera storia è da intendersi come la risultante
di questa forza e il divenire della società può svolgersi secondo una rego­
la, una legge comune, immutabile e necessaria. Occorre però considerare
che il meccanicismo che sembra stare alla base di questa concezione è tem­
perato dalla negazione della possibilità di un progresso indefinito, nega­
zione fondata sulla relazione tra «istinto» e «ragione», dal cui scontro de­
riva il divenire dell’umanità. Infatti, per Pisacane, sia nell’uomo sia nella
società operano l’istinto - che fa allontanare l’umanità dalle leggi di natu­
ra - e la ragione - che tende a ricondurre gli uomini verso le leggi di na­
tura e dunque verso il bene - , per cui non vi è alcuna necessaria tendenza
verso una meta finale. Nel terzo dei
Saggi storici-politici-militari sull’Italia,
quello su
La rivoluzione,
Pisacane ricerca così il «tipo ideale» di una so­
cietà perfetta non in un pensiero astratto, indipendente dall’esperienza,
ma nella ragione che serpeggia «attraverso i fatti»37, giacché
dal principio del mondo, il pensiero umano non ha potutomai procedere nel­
le sue ricerche indipendente dalla realtà, a pena discende all’applicazione del­
le idee, esse si adattano ai fatti, e non mai i fatti procedono da esse. Ciò basta
per dimostrare ad evidenza, quanto sia assurdo il concetto che le rivoluzioni,
i mutamenti negli ordini sociali si faccianoprima nel pensiero e poi nella realtà;
essi sono conseguenza delle condizioni e relazioni degli uomini; e cominciano
a manifestarsi con l’idea quando sono già latenti nella società38.
Per questo la filosofia «esamina, compara, ragiona sulle condizioni,
sui rapporti sociali, onde discernere ciò che si nasconde sotto l’apparente
36 «Non sono li eroi ed i popoli quelli che cambiano i destini delle nazioni; ma i bisogni
delle nazioni che generano li eroi», che è poi una chiara ripresa del motivo ferrariano del ge­
nio al quale si era contrapposto Cattaneo e che mette in mostra una contraddizione nella con­
cezione pisacaniana che, contraria a qualsiasi forma di «dittatura rivoluzionaria», ad ogni «cul­
to degli individui», riservava all’eroe e al genio compiti eccezionali, come quello di illumina­
re le masse e dirigere la guerra di liberazione (cfr. F. D e lla
P
eruta
,
Introduzione
a C. CAT­
TANEO,
La rivoluzione
, Torino, 1970, p. XXIX).
37 C.
PISACANE,
La rivoluzione,
in Id.,
Saggi storici-politici-militari sull’Italia,
a cura di
A.
Romano, Milano-Roma, 1957, voi. Ili, p. 11.
38
Ibid.,
p. 12.
1...,63,64,65,66,67,68,69,70,71,72 74,75,76,77,78,79,80,81,82,83,...402