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MAURIZIO MARTIRANO
calma, trae in luce, presenta in concetti chiari e distinti quello che vaga
mente, ed universalmente è sentito». Le astrazioni del pensiero sono «co
me i giochi dei saltatori di corda», che non insegnano a camminare, e la
scienza che merita il nome di filosofia «è quella cominciata in Italia con
Bernardino Telesio, e seguita da tutti i sommi Italiani sino al Romagno-
si»39. Inoltre, nella breve sintesi di storia delle religioni proposta nel sag
gio - fortemente critico nel suo impianto verso l’immobilismo e il re
gresso causato dalla religione, per cui la società deve essere «irreligiosa»
- si dimostra vichianamente come queste siano sempre conformi ai co
stumi dei popoli, per cui se nei selvaggi l ’idea religiosa è provocata dal
terrore, tra i gentili «è quale si conviene ad un popolo di eroi, ed è sem
pre in perfetto accordo con l’utile pubblico»40. Nella prospettiva pisa-
caniana la centralità di Vico sta nell’indicare lo strumento della rivolu
zione nella dialettica bisogni-forze, vale a dire, come ha notato Tessi
tore, che Vico è interpretato sulla base della lettura cuochiana inte
ressata all’effettività delle idee che devono accordarsi con i bisogni del
la gente, con «
l’utile delle masse
», che è in grado di garantire il risor
gimento italiano, una «rivoluzione radicale e sentita» «che trarrà seco
alla battaglia gl’italiani d’ogni opinione»41. In netta contrapposizione
con Mazzini e Ferrari (convinto della necessità dell’aiuto francese), lo
storico napoletano fa affidamento solo alle forze e alla tradizione del
la nazione per portare avanti la rivoluzione, giacché «le nazioni fun
zionano come l ’individuo, che prima avverte appena, poi con turba
mento, quindi riflette, in ultimo opera»42. L’analogia individuo-nazio
ne consente di notare che se il primo è regolato dallo schema vichiano
delle tre età (l’uomo dello stato selvaggio e istintuale, governato da sen
sazioni ‘irritabili’, la cui progressiva irritazione gli permette di solle
varsi allo stato dell’immaginazione ed infine a quello della ragione che
«rischiara il tomulto degli istinti»43), la stessa successione si riflette an
che sulle nazioni, nelle quali l ’aumento e il raffinamento delle sensa
zioni intensificano l’operosità umana fino a condurla al dominio della
ragione. Dunque, il processo di costituzione della società civile ha in i
zio dall’uomo mosso dai bisogni, giacché «ad ogni sensazione, ad ogni
idea l ’uomo subisce una modificazione, e con questa sorge un nuovo
bisogno, e così la vita è un continuo avvicendarsi di bisogni, di idee, di
39
Ibid.,
pp. 12-13.
40
Ibid.,
p. 70.
41
Ibid.,
p. 161.
42
Ibid.,
p. 194.
43
Ibid.,
p. 16.