VICO IN ALCUNI MOMENTI DELLA TRADIZIONE RISORGIMENTALE ITALIANA
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nuovi bisogni»44, il cui soddisfacimento può risultare solo dall’equilibrio
tra le forze dell’uomo e i bisogni imposti dalla realtà esterna, da uno sta­
to intermedio posto tra l ’istinto e la ragione. L’uomo da solo non può
raggiungere un tale equilibrio: egli deve associarsi agli altri esseri umani
e uscire dallo stato selvaggio. Abbandonato lo stato exlege e costituite le
famiglie gli uomini formano le città, in un processo necessario giacché «i
deboli, vedendosi esposti alla rapina e alla violenza de’ forti, ciascuno in­
vocò la protezione di un possente, onde esser difeso dagli altri; così ogni
forte ebbe una clientela, ch’egli difendeva e dominava; così dal senti­
mento della propria conservazione originò la schiavitù, la diversità del­
le caste»45. La teoria dei bisogni è, dunque, l’elemento primo che origi­
na lo sviluppo storico della società civile, e lo sviluppo dell’uomo è pa­
rallelo a quello delle nazioni articolandosi nelle tre età dei sensi/stato sel­
vaggio, dell’immaginazione/epoca delle favole e degli eroi e della ragio­
ne/epoca delle grandi virtù. In tale quadro agisce chiaramente la con­
cezione vichiana di filosofia della storia, per cui Pisacane, mosso dall’e­
sigenza di indagare e superare i mali che opprimono la società, trova un
rimedio non nel cieco caso, ma in una legge che determina «la periferia
di quel circolo su cui le nazioni dovevano compiere il loro giro»46. Ma se
la provvidenza di Vico era il frutto dell’epoca nella quale era vissuto, per
Pisacane occorre individuare una nuova legge, un nuovo principio ca­
pace di lenire i mali della società del suo tempo, occorre, cioè, realizza­
re il «vero trionfo della democrazia, che suona trionfo del proletariato»,
il quale conquisterà la libertà «liberamente operando». Una libertà che
non può essere appresa, ma alla quale gli uomini vanno formati, e per es­
sere educati ad essa «bisogna vivere, per quanto possiamo, liberamente,
in tal guisa ognuno, educando se medesimo, educa tutti, e tutti compio­
no l ’educazione di ognuno»47. Alla conclusione del saggio è poi affidata
l ’ultima riflessione pisacaniana che importa qui mettere in luce:
«Sono umanitario, ma innanzi tutto italiano, e come in una nazione non
può costituirsi il nuovo patto fra i cittadini, se ognuno di essi non acquisti
piena ed intera la sua individualità, così non vi sarà fratellanza, o meglio as­
sociazione di popoli, se prima ogni popolo non ottenga la sua completa au­
tonomia; e come è impossibile sorgere a libertà prima che ognuno senta ed
operi liberamente, del pari il primo passo che dobbiamo fare noi Italiani,
onde avviarci alla soluzione del problema umanitario, è quello di sentirci e
44
Ibid.,
pp. 16-17.
45
Ibid.,
p. 18.
46
Ibid.,
p. 195.
47
Ibid.,
pp. 219-220.
1...,65,66,67,68,69,70,71,72,73,74 76,77,78,79,80,81,82,83,84,85,...402